Chef si diventa, genuini si nasce.

Oggi ho avuto il grandissimo piacere di parlare con Roberto Valbuzzi, giovane volto della TV, conosciuto al grande pubblico per essere uno dei tre giudici del celebre e stimato programma Cortesie per gli ospiti, in onda su Real Time. Roberto, classe ’89, simpatico e brillante chef del varesino, è cresciuto cullato dalla natura (i nonni gestiscono una grande fattoria a Mornago) e dai buoni sapori della tavola. Figlio di ristoratori del noto Crotto Valtellina di Malnate, ha imparato da subito l’arte della ristorazione. Gli studi in ambito alimentare, la sperimentazione culinaria e la sua intraprendenza hanno fatto il resto. Il debutto su Gambero Rosso Channel nel 2011, ha segnato la sua ascesa televisiva.

Buonasera Roberto come stai?

In questo momento sono sospinto da una carica mentale e fisica molto positiva, nonostante il periodo storico non sia dei migliori, soprattutto per la ristorazione. Viviamo una prolungata guerra psicologica ma nonostante ciò sento dentro di me un grande fervore a non mollare, a non lasciarmi andare. Cerco di guadare il bicchiere mezzo pieno, godendomi la mia famiglia e la quotidianità.

Chi ti ha avvicinato al mondo della cucina?

In realtà è stato un avvicinamento molto naturale e spontaneo, in quanto faccio parte della terza generazione di ristoratori di famiglia. La mia passione per il cibo e per i sapori della terra è stata ed è profondamente viscerale: sono cresciuto tra il ristorante dei miei e la fattoria di mia nonna. Ancora oggi, lei prepara la cena per tutti.

Il tuo piatto preferito?

Non ce n’è uno in assoluto, vado a momenti, ma è sempre amore puro per ogni piatto. Ciò che non disdegno mai, e che avrei voluto inventare (n.d.r. ride), sono gli hamburger. In questo periodo, poi, sono in fissa con un dolce tipico thailandese, il Mango Sticky Rice, un budino di riso con mango.

Come sei approdato in tv?

Per puro caso: 11 anni fa a Varese partecipai alla Fiera Campionaria e fui notato dallo staff di Gambero Rosso, che mi propose una collaborazione. Da lì il mio primo programma, Una Cucina per Due. In TV mi sono sempre sentito molto sereno, perché mi ha dato l’opportunità di potermi raccontare e parallelamente esprimere la mia creatività in cucina senza mai snaturarmi.

Un grande artista del passato per cui ti piacerebbe cucinare una cena.

Bella domanda! Mi piacerebbe molto cucinare per Luigi XIV o Elisabetta I. A Versailles in quegli anni gli chef sperimentavano tanto: era un gran periodo di scoperte e innovazioni culinarie.

Ci puoi raccontare una curiosità relativa a Cortesie per gli ospiti?

Ce ne sarebbero una marea, infatti insieme agli altri due conduttori ci era balenata l’idea di raccoglierle in un libro. A parte le litigate furiose tra i concorrenti, a cui assistiamo a telecamere spente, e piatti decisamente immangiabili, c’è un episodio curioso. Durante una registrazione, mentre stavamo mangiando, un concorrente si è alzato, è andato in un’altra stanza a mettere un album di Bob Marley, dopodiché è uscito di casa senza avvertire nessuno, lasciando noi e la produzione senza parole.

A quale programma che hai condotto sei maggiormente legato?

Senza sembrare banale, devo dirti che sono legato un po’ a tutti i programmi che ho condotto. Ognuno mi ha lasciato qualcosa e ha costruito il mio percorso di vita. Ogni persona e ogni autore con cui ho lavorato hanno arricchito il mio bagaglio culturale. Sono stato molto fortunato.

È vero che hai realizzato una salsa gourmet per Mc Donald’s?

Sì. È una collaborazione che risale a 7 anni fa e dopo la quale le nostre strade si sono separate in modo sereno.

Che tipo di programma che esuli da cibo e cucina ti piacerebbe condurre?

Essendo appassionato di motori e in particolare di auto sportive, se potessi scegliere ti direi subito Top Gear.

Come ti vedi tra una ventina di anni?

Mi vedo bene. Su una barca a vela, con mia moglie, a navigare i mari del mondo. Oppure in Madagascar a coltivare vaniglia.

 

In cucina funziona come nelle più belle opere d’arte: non si sa niente di un piatto fintanto che si ignora l’intenzione che l’ha fatto nascere.

Daniel Pennac

 

Valerio Molinaro

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