“Risate al 23° piano”: commedia dal sapore amarognolo

Al Teatro di Cestello l’opera autobiografica di Neil Simon che denuncia la crisi degli anni ’50.

Nell’assistere a una commedia di Neil Simon ci si aspetta un’opera leggera, con una trama semplice e personaggi divertenti. In effetti anche “Risate al 23° piano”, scritta nel 1993 e portata in scena dalla Compagnia Cenacolo dei Giovani al Teatro di Cestello, presenta una struttura di questo tipo, ma solo apparentemente. Ben presto ci si accorge che alla ricerca smaniosa di battute da parte dei personaggi, autori comici televisivi americani impegnati a preparare le puntate del “Max Prince Show”, fa sfondo una realtà sociale desolante a causa della grande crisi che sta toccando il paese e che pian piano colpirà anche i protagonisti. Il testo, infatti, è ambientato nel 1953, periodo in cui si era affermato negli Stati Uniti il Maccartismo, movimento politico anticomunista: clima di terrore e sospetto, processi, inchieste, una sorta di “fascismo americano” di cui furono vittime molti artisti. Le armi di Joseph McCarty furono soprattutto la censura e i tagli finanziari, una realtà che lo stesso Neil Simon conobbe bene durante la sua carriera di sceneggiatore e drammaturgo. “Risate al 23° piano” si presenta più come testo di denuncia, quindi, che come commedia. Ecco perché rientra tra le opere autobiografiche: al centro della storia la star Max Prince e i suoi collaboratori strampalati, costretti a fare i conti con le restrizioni economiche e con la riduzione del personale degli uffici della NBC.

La commedia, con la regia di Marcello Ancillotti, è ambientata nello studio televisivo in cui ogni giorno si incontrano gli autori per dare vita allo show. Più che un gruppo di lavoro si tratta di una vera e propria “famiglia” in cui ognuno ormai conosce pregi e difetti dell’altro e sopporta questi ultimi per l’ottima riuscita del programma. L’equilibrio è dato anche dalla loro venerazione per Max, la star. Con lui bisogna andare adagio, assecondarlo sempre, evitare di colpire la sua suscettibilità, altrimenti, come ogni divo che si rispetti, potrebbe uscire fuori di testa ledendo gli interessi di tutti. La situazione precipita, però, quando è lo stesso Max a comunicare i tagli e le critiche portati al loro show: troppo colto per un pubblico che vuole qualcosa di diverso. La rabbia di Max è quella di qualsiasi artista che, ieri come oggi, si ritrova spesso a dover modificare il suo repertorio solo per compiacere gli spettatori o una politica repressiva. Non sono sufficienti l’eccentricità di Milt o il sarcasmo di Brian e neanche l’ingenuità del principiante Lucas a strappare un sorriso: la crisi rende amara ogni cosa, anche la loro comicità. Il titolo dell’opera contrasta con l’atmosfera che nel secondo atto si fa più pesante. Il finale non è certo rassicurante.

Non male il cast di attori guidato da Ancillotti, ai personaggi già citati si aggiungono il russo Val, Kenny e Carol; si distinguono tra gli interpreti Remo Masini, l’ipocondriaco Ira, e Vincenzo De Caro, nei panni di Prince, due attori di grande rilievo che riescono sempre a cambiare registro e divertono il pubblico in sala. I loro sketch alleggeriscono uno spettacolo che fa riflettere tristemente sulla nostra epoca in cui il controllo del pensiero e dell’arte viene operato in modo più subdolo e nascosto, ma i cui risultati sono gli stessi della situazione narrata da Simon. Piccola consolazione è pensare che la crisi degli anni Cinquanta è stata poi superata ed è seguito un periodo florido sia dal punto di vista economico che sociale e culturale, secondo i corsi e ricorsi storici si spera che ben presto il nostro mondo potrà risvegliarsi dalla decadenza.

Firenze – TEATRO DI CESTELLO, 21 dicembre 2014

Mariagiovanna Grifi

RISATE AL 23° PIANORegia: Marcello Ancillotti; Autore: Neil Simon; Scene e costumi: Marcello Ancillotti e Cecilia Micolano; Produzione: Cenacolo dei Giovani Teatro di Cestello; Interpreti: Alessandro Barelli, Filippo Catelani, Vincenzo De Caro, Marco Giachi, Camilla Lippi, Remo Masini, Angela Tozzi, Simone Zini.

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