“Prima del silenzio”: il rito laico della parola

Al Teatro Metastasio di Prato una riflessione sulla difficoltà della comunicazione con la commedia di Patroni Griffi interpretata da Leo Gullotta.

Uomo di spettacolo nel senso più ampio del termine, Giuseppe Patroni Griffi è noto al grande pubblico soprattutto per le eccellenti regie cinematografiche e operistiche. Si pensi alla memorabile scena di nudo con Laura Antonelli nel film “Divina creatura” o a “Nei luoghi e nelle ore di Tosca”, edizione televisiva dell’opera di Puccini con cui vinse il premio Emmy Award. Eppure, con una punta di snobistica ironia, egli amava definirsi scrittore, spesso svelando una malcelata polemica verso il mondo dei teatranti. Uno scrittore anticonformista, che non amava le facili omologazioni e che non di rado veniva contestato. Malgrado le dichiarazioni di intenti, la sua scrittura rivela la propria forza vitale sul palcoscenico più che sulla pagina a stampa. Il suo lavoro compositivo si basa su un dialogo continuo e necessario con la concretezza della scena e con gli attori che avrebbero dato vita ai suoi personaggi. Fu così fin dall’esordio con “D’amore si muore” (1958), commedia pensata per la romana Compagnia dei Giovani, e fu così anche per “Prima del silenzio” (1979), scritta appositamente per Romolo Valli. Una drammaturgia basata sulla parola e che richiede la presenza di un grande attore come Leo Gullotta, che l’ha riproposta al Teatro Metastasio di Prato con la regia di Fabio Grossi.

10937488_4992293222348_1048886114_nUno spettacolo in bilico tra tradizione e innovazione. L’allestimento di Grossi, infatti, rispetta molte delle minuziose indicazioni didascaliche e registiche di Patroni Griffi. Ad esempio nei pochi oggetti che arredano la scena, a cominciare dal divano rosso sempre presente, o nelle gestualità e nei costumi dei due personaggi, come il logoro completo di tela bianca con scarpe da ginnastica indossato da Gullotta e che fu già di Valli. Ma arricchisce lo spettacolo con l’uso di nuove tecnologie audio-video che avvicinano il testo alla sensibilità di oggi, riuscendo a coinvolgere anche il pubblico più giovane presente in sala.

Protagonista un poeta, o meglio, la parola di un poeta, un generico Lui, scrittore borghese, che ha deciso di lasciare la famiglia e la vita sociale per vivere in un’apparente libertà priva di ogni sorta di costrizione. Una libertà da ricercare proprio in quella parola che dovrebbe consentire di rimuovere l’oblio e rigenerarsi in un eterno presente. Ma essa, testimonianza della capacità di lottare, si scontra con la prepotente e sensuale fisicità del Ragazzo (Eugenio Franceschini) e ne esce sconfitta. Non rimane che un grido di denuncia sulla difficoltà della comunicazione: «Prima del silenzio degli uomini, bisogna fare qualunque sforzo per comunicare». Un duello, quello tra fisicità e parola, che si svolge all’interno di un contenitore scenico nero, delimitato da neon fluorescenti. Quasi un limbo fuori dal tempo e dallo spazio in cui Lui vive con angoscia, come in un incubo, il suo tentativo fallito di relazione linguistica. E in cui le situazioni e i personaggi della propria vita (la moglie, il figlio, il cameriere) compaiono e scompaiono, evanescenti come fantasmi, a ricordargli il fallimento.

10921940_4992294022368_1670033889_nTra l’altro, nonostante la presenza di un secondo personaggio, la commedia appare quasi un monologo, dove il poeta della parola, ormai incompreso, non può che dialogare con sé stesso. Giungendo inevitabilmente, pur con le imponenti pause e i tempi rallentati, alla scena finale dove, ormai solo e fallito, resta a lungo immobile in un silenzio al limite della sopportazione. Pian piano fogli di carta cominciano a volteggiare per la stanza fino a che Lui ne afferra uno e inizia a declamare una lunga poesia sul naufragio dell’esistenza.

Prato – TEATRO METASTASIO, 9 gennaio 2015

Lorena Vallieri

PRIMA DEL SILENZIOdi Giuseppe Patroni Griffi; Regia: Fabio Grossi; video: Luca Scarzella; musiche: Germano Mazzocchetti; disegno luci: Umile Vainieri; risoluzione scenica: Luca Filaci; disegno audio: Franco Patimo; regista assistente: Mimmo Verdesca; Produzione Teatro di Roma in collaborazione con Teatro Eliseo e con Fuxia Contesti d’immagine.

Interpreti: Leo Gullotta, Eugenio Franceschini e le apparizioni di Sergio Maschera, Andrea Giuliano, Paola Gassman.

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