“Please, Continue (Hamlet)”: colpevole o innocente?

In scena a Contemporanea Festival il processo ad un moderno Amleto.

duyvendak-hamletUno spettacolo unico, nel senso più ampio del termine, quello portato da Yan Duyvendak e Roger Bernat a Prato in occasione di Contemporanea Festival 2014. Unico perché sempre diverso: nel suo svolgersi, negli interpreti, nel finale. Unico anche per la sua inedita formula: non un copione recitato da attori professionisti, ma un vero e proprio processo, con avvocati, giudici e procuratori del tribunale. È questo, in sintesi, “Please, Continue (Hamlet)”. Un esperimento interessante che unisce a una riflessione sull’“Amleto” di Shakespeare un’indagine sulle moderne procedure legali.

Il punto di partenza è un ben delineato caso giudiziario: in un quartiere operaio Hamlet, giovane alcolizzato mentalmente instabile, uccide il padre della sua fidanzata, Ophélie, durante la festa per il matrimonio di sua madre Geltrude con Claudio, fratello del defunto padre. Lo spettacolo si svolge in un’aula del tribunale, dove sta per iniziare il processo ad Hamlet, difeso dall’avvocato Manuele Ciappi. Di fronte alle accuse di Ophélie, il giovane vuole dimostrare l’involontarietà del gesto e la propria incapacità, al momento del crimine, di intendere e volere. In mano agli avvocati non un copione da recitare, ma un vero e proprio dossier d’istruzione contenente il fascicolo delle indagini preliminari. Il caso è stato ricostruito da Duyvendak e Bernat unendo il celebre episodio shakespeariano della morte di Polonio a una vicenda di cronaca nera realmente avvenuta.

Quando si entra nella sala l’imputato è già seduto al tavolo della difesa, di fronte a lui Ophélie con il proprio avvocato e il Pubblico Ministero che condurrà il processo. La scena è estremamente realistica: mentre gli unici tre attori (Ophélie, Hamlet e Geltrude) indossano una maglietta gialla indicante il loro ruolo, gli avvocati indossano le toghe di rito, sui loro tavoli si intravedono valigette, appunti, post-it, bottigliette d’acqua, il codice penale, insomma, tutto ciò che ci si aspetterebbe in una situazione del genere. All’ingresso dei giudici, tutti in piedi, dopo di che si comincia con gli interrogatori, sempre più incalzanti. Ne emerge una situazione di criminalità quotidiana, dove l’alcool, la disoccupazione, la povertà e l’indigenza determinano le scelte quotidiane (anche violente) dei protagonisti, compreso il matrimonio di Geltrude con Claudio.

Alla fine viene nominata una giuria popolare selezionata tra il pubblico in sala. Toccherà a lei, assieme ai giudici, decidere se Hamlet è colpevole o innocente. Sino ad oggi, in 92 processi, essa si è espressa 42 volte a suo favore, per 2 volte è stato sospeso il giudizio, mentre 48 volte Hamlet è stato ritenuto colpevole. Anche il tribunale del Fabbricone lo ha condannato: 7 anni di reclusione, il risarcimento di 15.000 euro a Ophélie, più 5.000 di spese processuali. E Geltrude è stata accusata di complicità nell’omicidio.

Prato – TEATRO FABBRICONE, 28 settembre 2014

Lorena Vallieri

PLEASE, CONTINUE (HAMLET)Ideazione e realizzazione: Yan Duyvendak e Roger  Bernat; scenografia: in collaborazione con Sylvie Kleiber; produzione e diffusione: Nataly Sugnaux Hernandez; produzione: Samuel Antoine; comunicazione: Ana-Belen Torreblanca; regia: Gaël Grivet; traduzioni: Daniela Almansi e Matilde Pasquon.

Interpreti: Francesca Mazza (Gertrude), Francesca Cuttica (Ophélie), Benno Steinegger (Hamlet), Jacqueline Magi (giudice), Franco Borselli (giudice), Mauro Cini (pubblico ministero), Manuele Ciappi (avvocato difensore), Dott.ssa Marina Zazo (psichiatra), Alessandro Scuffi (cancelliere).

Spettacolo creato in residenza a Montévidéo, Marseille (Francia).

Share the Post:

Leggi anche