“Per oggi non si cade”,Manlio Santanelli ed il teatro d’ascoltare

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“Per oggi non si cade” testo del drammaturgo napoletano Manlio Santanelli, in scena all’Accademia di Belle Arti di Napoli nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia, si avvale di un allestimento diverso rispetto a quelli tradizionali, che viaggia sulla scorta di esperienze multimediali con il profumo di teatro d’avanguardia di precisa memoria e, nel contempo, si distingue per l’originalità della proposta teatrale.

Il progetto dello stesso Santanelli, Fabio Cocifoglia, Rosi Padovani, Francesco Landi, l’adattamento e la regia di Fabio Cocifoglia coesistono con gli allestimenti scenografici dei giovani allievi del corso di Scenografia dell’Accademia di belle Arti a cura dei professori Renato Lori, Antonio Di Ronza, Gennaro Vallifuoco, coordinati dal professore Lori, le fotografie del Corso di Fotografia dell’Accademia a cura del professore Fabio Donato, il suggestivo disegno luci di Cesare Accetta, ma, soprattutto, con il sound designer e registrazioni in olofonia del bravissimo Hubert Westkemper.

Infatti la novità di questo allestimento risiede nel fatto che l’ottima compagine attoriale che dà vita al bellissimo racconto teatrale di Santanelli è solo in voce. Si tratta di un percorso “audio” in olofonia, tecnica di riproduzione sonora che va al di là della classica stereofonia, un suono in cuffia che si estende in qualche modo oltre l’apparato uditivo, in coordinate sonore che occupano anche lo spazio circostante, con una fool immersion in ciò che si sente.

Pertanto il testo è stato registrato non solo con la voce degli attori ma anche con i “rumori” di fondo come si usa nelle tecniche di doppiaggio cinematografico,  in alcune tecniche radiofoniche, recuperando attraverso l’olofonia le atmosfere e le suggestioni che la voce degli attori e il racconto suggeriscono.

Così vengono riprodotti in olofonia anche gli ambienti in cui si muove il racconto e la magia uditiva circonda nella totalità l’immaginazione di chi sente.

In questo caso il tutto viene proposto agli spettatori munendoli di regolare audioguida (come nei percorsi museali) e piantina del percorso suddiviso in 15 sezioni che si dispiegano attraverso la segnaletica la quale corrisponde ai numeri sul comando dell’audioguida, lungo i piani espositivi dell’Accademia, la Gipsoteca, il cortile, dove campeggiano le installazioni dei giovani allievi.

Un confronto e un contrasto visivo e auditivo che reca in sé molteplici suggestioni. Ogni tappa, ogni momento del testo è affidato ad un attore o a un gruppo di attori, ed è possibile ascoltarli con l’audioguida all’interno di ogni installazione.

E qui vale subito addentrarci nel notevole testo di Santanelli che attraverso un filo narrativo racconta di una giornata qualunque del popolo napoletano, ma a causa di “un esperimento divino o di un insolito fenomeno naturale” la città rimane per un giorno senza forza di gravità. Ciò causa nel popolo una frenesia che lo spinge a liberarsi soprattutto della “monnezza”,  consegnandola all’atmosfera che “per essere finita fuori servizio la caduta dei gravi, la conserverà a mezza altezza  o l’affiderà al vento”, come dice Santanelli nelle note di sala. Questo surreale ed emblematico assunto, che si traduce in un torrenziale racconto, una storia che è un fiume in piena, mette in luce lati comici, ironici, drammatici, insomma spicchi di vita quotidiana però in un momento particolare come quello descritto, ed ha un incredibile e catastrofico finale (paragonato quasi alla eruzione del Vesuvio che cancellò Pompei) che si concreta con l’essere sommersi dall’immondizia nel momento in cui la forza di gravità “riprenderà servizio”! Così i cittadini faranno i conti con il crollo della eterogenea coltre.

Un racconto polifonico, corale, dove ci sono vari personaggi, vari “tipi”  che si trovano a confrontarsi con il fenomeno di cui sopra e che la bravura dei vari attori trae dal racconto, mettendoli in luce e rendendoli veri con una profonda maestria.

Ciò che è fondamentale, a nostro parere, di questa scrittura visionaria, tagliente nella sua ironia sarcastica, è la profonda cifra di verità neorealistica, l’amarezza disincantata della realtà,  pur  nel viscerale attaccamento alla città, dimostrato una volta di più da Santanelli.

Tutto ciò ci fa tornare alla mente la penna corrosiva di Cesare Zavattini, il binomio cinematografico con il grandissimo Vittorio De Sica in film come “Miracolo a Milano”, “Il Giudizio Universale”, da cui promanano profonde verità ma anche profonde satire e fotografie perfette dei tempi che raccontavano. Ma se nei film citati si avvertiva la speranza di un domani migliore, in questo racconto di Santanelli, la catastrofe ironica, divertente, seppure permeata di verità, è fotografia, a tratti impietosamente divertita, di una realtà concreta, spesso immanente.

Il racconto in audio si traduce in suoni, colori, odori, immagini che sfilano nella mente e trasformano in cosa viva  e teatrale, oseremo dire anche cinematograficamente efficace, la narrazione che è fluida, magmatica senza alcun momento di stasi.

In questo senso si colloca anche l’allestimento e la regia di Cocifoglia  – a lui va un plauso per la cifra di modernità – che assecondano le suggestioni dell’audio, dei vari allestimenti scenografici di questi giovani dell’Accademia agli esordi, seppure talvolta in estrema diversità rispetto al testo, tranne i box con la proiezione delle foto sul soffitto, che danno al pubblico l’idea di uno sdradicamento dal suolo, mentre le parole degli attori sottolineano la surrealità magrittiana.

Straordinaria e importante la compagine degli attori che colgono con bravura estrema il senso di questa operazione: Isa Danieli, Renato Carpentieri, Antonella Morea, Nello Mascia, Mario Porfito, Nunzia Schiano, Lello Serao, Antonella Cioli, Federica Aiello, Giancarlo Cosentino, Paolo Cresta, Massimiliano Foà, Salvatore D’Onofrio, Enzo Musicò, Nico Mucci, Rosario Sparno, Loredana Piedimonte, Antonio Marfella, Bianca D’Amato, Roberto Giordano, il narratore Mario Tozzi (l’unico non attore ma professore divulgatore scientifico), e con il contributo del piccolo Paolo Cimmino, la piccola Greta Giordano, Salvatore De Cicco, Davide Finelli, zi’ Michele.

Tutti straordinari a creare questo grande affresco napoletano senza forza di gravità, sospeso e nello stesso tempo immerso nel suo mondo complicato e che, a nostro avviso, potrebbe assecondare in futuro un suo certo coté cinematografico e trasformarsi in un film.

DELIA MOREA

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