Peppe Lanzetta: “poeta metropolitano e penna tagliente delle periferie”

Peppe Lanzetta è un artista vulcanico, passato dal cabaret al teatro, fino ai set cinematografici. Scrittore, drammaturgo e autore di testi per musicisti come James Senese, Enzo Avitabile, Tullio De Piscopo e Franco Battiato. Nel 2017 per la pura passione di mettere insieme suoni e parole diventa chansonnier del suo album “Non Canto. Non Vedo. Non Sento.”

Nel 2006 con “Giugno Picasso” è il vincitore del Premio “Domenico Rea”, e nel 2011 con il romanzo “InferNapoli”, ha vinto la sedicesima edizione del premio letterario “Frignano” a cui hanno partecipato 52 case editrici con 81 opere.  Voce graffiante, come la sua penna che affonda cruda sulla carta, per raccontare una verità feroce.

Nei suoi libri racconta le periferie dell’anima e quelle di una Napoli che descrive con amore autentico e sanguigno.

 

Sei scrittore, drammaturgo, attore, regista, autore di testi musicali. Da cosa è alimentata la fiamma sacra dell’arte in Peppe Lanzetta?

La capacità di liberare la fantasia è ciò che permette alla mia “fiamma sacra” di alimentarsi. Esprimere ciò che sento e che penso, mi tiene vivo, mi tiene in contatto con il mondo.

 

Tra le altre cose, sei stato anche autore di testi per grandi nomi della canzone, c’è un artista tra tutti che ha rappresentato al meglio in musica, le tue parole?

Franco Battiato, artista con la A maiuscola

 

Se dovessi associare il tuo modo di scrivere ad un genere musicale, quale sarebbe?

Rock-Blues

 

Sei dagli albori della tua carriera molto vicino alle problematiche giovanili. Ai ragazzi che oggi vivono le difficili realtà di quartiere, consiglieresti di scappare ed evadere o di lottare e restare?

Restare per cambiare, anche se molto spesso può non essere la strada più facile, comoda e rapida.

 

Hai scritto oltre 33 libri di successo, Napoli può definirsi il filo conduttore della tua scrittura. Cosa rappresenta per te e come vivi oggi la tua città?

Napoli è la mia città, la mia grande Dama. Ho raccontato di una Napoli scassata, delle periferie, delle difficoltà, ai miei occhi è come Medea che divorava i suoi figli

 

Il tuo libro “Il Dio inquieto” può essere definito un atto d’amore senza filtri a Diego Armando Maradona, uomo e campione, tra i simboli più rappresentativi della città di Napoli. C’è un dettaglio in particolare di questa personalità divinizzata e condannata, che ha ispirato la tua scrittura?

Il genio assoluto e l’amore per gli ULTIMI di Diego è quello che, per me, l’ha reso un Dio.

Nel 2017 il tuo primo album “Non Canto. Non Vedo. Non Sento.” Tu ti sei definito un non cantante. Come nasce la volontà di dare voce e interpretazione personalmente al messaggio dei tuoi testi?

È una sorta di provocazione ideata da me e dal musicista Jenna Romano

 

Nel 2015 pubblichi “L’isola delle femmine” 22 racconti legati da una ferita insanguinata che attraversa tutto il nostro Paese: il femminicidio. Tematica tanto dolorosa quanto tristemente attuale. Pensi che ci sia un qualche meccanismo mentale innescato dalla società ad accomunare gli uomini che da mariti, fratelli, padri, si fanno carnefici?

Ciò che rende gli uomini una sorta di “carnefici” è la repressione dei costumi sessuali. Per anni gli usi e i costumi del sesso hanno rappresentato un tabù, un argomento di cui era meglio non parlare, oggi le cose si stanno pian piano modificando. Sarebbe ideale riuscire a trattare l’argomento nelle scuole, senza pregiudizi, educando i ragazzi all’argomento.

 

Il tuo libro “Figli di un Bronx minore” catapulta il lettore in squarci drammatici e veri di una Napoli cruda e maltrattata. Cosa pensi delle rappresentazioni in stile “Gomorra” di quel Bronx Napoletano?

Mi dispiace ma ha creato emulazione e, secondo me, non ha aiutato i giovani a differenziare il bene ed il male

 

Nel 2019 pubblichi “Pinotto, Pino Daniele”, un libro che parla di un’artista amatissimo, di un uomo, di un’amicizia nata tra i banchi di scuola e cresciuta negli anni. Quale è il ricordo più intenso che hai di Pino Daniele?

La sua comicità (che ai più è sconosciuta). Quella comicità che ho avuto la fortuna di vivere tra i banchi di scuola e tra le prove della vita.

 

La tua, è una scrittura che senza mezzi termini, ha la necessità di comunicare la verità, aspra e pungente che sia. Cosa pensi della polemica di questi ultimi giorni sul tema della censura?

 Abolire la censura nel modo più assoluto

 

Sei un artista eclettico e poliedrico. Peppe Lanzetta dalle emblematiche rappresentazioni teatrali al cattivissimo Lorenzo di “Spectre”. Peppe Lanzetta, dalla penna di “Infernapoli” a quella del sound partenopeo, fino a diventare chansonnier in “Non canto. Non vedo. Non sento.” Dove troviamo la massima espressione artistica e personale di Peppe Lanzetta?

Nella scrittura, uno per tutti, “Incendiami la vita”, Baldini & Castoldi 1996. Quando Alberto Bevilacqua per parlare della mia penna demolì quelli che erano i canoni letterari di quel periodo. E quando al DAMS di Bologna i docenti di letteratura mi citavano come Poeta Metropolitano

“Song accussì

Song a’ poesia, So’ na’ jurnat e tempest

So’ fuoco, Song alleria e na jurnat e fest

E nisciun m’ po’ cagnà”

Attraverso le parole di Peppe Lanzetta si fanno viaggi intensi tra i vicoli più impervi di una Napoli sfregiata nelle viscere, affascinante e sempre bellissima. Attraverso la sua arte eclettica vengono alla luce le mille sfaccettature di quella città mistificata e duramente vera a cui Peppe Lanzetta appartiene e che, mediante la sua arte, si alimenta di poesia.

Federica Mele

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