“Nymphomaniac”
l’ultima ossessione di Lars Von Trier

 

nymphomaniac

Arriva sugli schermi parcellizzata la nuova opera (chiamarlo film sarebbe riduttivo) del regista danese Lars Von Trier, “Nymphomaniac”. Si comincia con una prima parte, di due ore, venduta come più soft (e per questa vietata “solo” ai minori di 14 anni), poi ci sarà la seconda parte, molto più hard, che uscirà nei prossimi mesi. E infine, a data da destinarsi, una seconda versione dello stesso film, a tinte ancora più forti, e che sarà a sua volta divisa in due parti. Fatta questa estenuante premessa, il film del regista danese sarà musica per le orecchie dei suoi fans, ma forse riuscirà anche a convincere qualche detrattore. Merito di una insolita nota di umorismo che pervade tutto il lavoro, ma anche di un paio di notevoli acuti affidati alle sue star, nomi spacca-botteghino che al solito (vedi “Dogville”) accettano volentieri di venirsi a sporcare le mani con un regista discusso e inquieto/inquietante, ma senz’altro di culto. Parliamo di Christian Slater e soprattutto di una stratosferica Uma Thurman, lancinante come non mai. La trama è semplice, almeno per questa parte prima della versione prima. Una donna malconcia (Charlotte Gainsbourg) viene raccolta dalla strada da un maturo passante (Stellan Skarsgard) che se la porta a casa per rifocillarla. Lei, presumibilmente per riconoscenza, gli narra tutta la sua vita e, soprattutto, la sua ossessione, ovvero la title-track: Sapesse, caro lei, quanto sono stata precoce! Scorrono così immagini sparse di sesso e dintorni, condito da dialoghi spesso agghiaccianti ma anche di momenti di purissima poesia (il pianto vaginale della protagonista – interpretata da giovane da Stacy Martin, disinibita stella franco-inglese in rapida ascesa – mentre assiste alla morte del padre). Per le scene più zozze sono stati assoldati veri attori porno, ma i primi piani più intensi se li prende tutti la Gainsbourg, in attesa di dare anima e (soprattutto) corpo nella seconda parte. Le ossessioni del regista ci sono tutte intere, e viva l’autore, allora, che invece di tradurle o peggio edulcorarle le spiattella crude e sanguinolente davanti agli occhi, allibiti e sedotti, dello spettatore. E’ cinema di classe, distribuito ovviamente malissimo, travolto dallo sciocchezzaio del momento, e con una censura che, una volta di più, appare ridicola e allo stesso tempo ottima esca per chi cercherà in questo film sesso tout-court. Lo troverà, ma tra le pieghe c’è uno sguardo ironico e compassionevole, quello di un regista senza freni, che nobilita ogni inquadratura genitale con un tocco di allucinata, persino tenera, poesia. Da vedere, e magari rigettare. Qualcosa smuove, ad ogni buon conto. Ed è già tantissimo. 

Antonio Mocciola

 

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