NTF 2016 – Anteprima con “La Tempesta” letta da Placido

Chiariamo subito, prima di inoltrarci in una più articolata disamina dello spettacolo, che il lavoro di coordinazione di Ernesto Lama, nel seguire la regia di Fabrizio Arcuri, è uno dei punti di forza della Mise en espace de “La Tempesta” shakespeariana tradotta da Eduardo De Filippo che ha aperto (più o meno ufficialmente) la IX edizione del Napoli Teatro Festival (nato come Teatro Festival Italia, ma che è sempre più identificabile, nelle scelte operate nel formare il cartellone, con la città che l’ospita). Lo spettacolo (o quello che doveva essere tale) è, nelle palesi intenzioni, pieno di guizzi in cui è riconoscibile l’istrionica forza dell’attore Lama, ed anche la contestualizzazione di alcune delle canzoni,  composte a suo tempo da Sinagra appositamente per il grande autore napoletano, sono qui utilizzate con intelligente incastonatura ed ottima resa artistica. Aggiungiamo, sempre per onestà di cronaca, che i giovani professionisti chiamati a coprire alcuni dei ruoli della commedia, risultano di forza ed efficacia, a partire dal narratore Antonio Speranza (voce possente sia nel canto che nella recitazione) per poi passare al  vigoroso e scimmiesco Calibano disegnato da un giusto Sergio Del Prete, ed alla delicata ed appropriata Francesca Ciardiello (Miranda) per arrivare, infine, all’eccellente Ivano Schiavi (un Ariel davvero notevole, che strizza l’occhio anche agli zanni della commedia dell’Arte). Concludiamo in bellezza, con l’elogiare la straordinaria padronanza scenica dei giovani ospiti dell’Istituto Penale Minorile di Nisida (suggestiva location della rappresentazione) che hanno interpretato i ruoli di Stefàno, Trincùlo e Ferdinando. Non si tratta, sia chiaro, del prevedibile e pretestuoso complimento dettato da buonismo politically correct, ma di un vero elogio all’autentica capacità di rendere dei personaggi, di reggere con padronanza un testo non facile, e di non servirsi, vivaddio, dell’ausilio del copione tra le mani. Già, perché è proprio questo uno dei punti dolenti dello spettacolo: reading, lettura scenica o mise en espace, comunque lo si voglia chiamare, in realtà, quello a cui abbiamo assistito ci è parso soprattutto come una prima prova in piedi, dopo quelle a tavolino, di una compagnia che è ancora lontana un mese dall’ allestimento, e tutto ciò soprattutto, o solo, per la resa del ruolo del protagonista/demiurgo Prospero, che definiremmo a dir poco discutibile, e  per il quale è stato chiamato, incomprensibilmente (a nostro giudizio) uno svogliato, distratto ed approssimativo Michele Placido, il quale è riuscito ad abbassare temperatura e livello,  così da annullare completamente i sopramenzionati punti positivi. Placido ci ha dimostrato quanto sia negativo quest’uso oramai indiscriminato della lettura scenica, spesso utilizzata per non approfondire, per non provare, per risparmiare tempi e soldi, a discapito di un pubblico che rischia, così, di allontanarsi sempre di più, ed irrimediabilmente, dal teatro. Le scelte di un direttore artistico, di un’organizzazione di festival e di una produzione, di coinvolgere le cosiddette star per regalare (si fa per dire) un appeal ai mass media è, anch’essa, a dir poco esecrabile, ancor più che discutibile, per quella che è la resa effettiva. Un attore che legge per errore il rigo successivo del copione, appartenente alla battuta di un suo compagno di scena, o che sottolinea il cambio pagina, o che ancora ripete due volte la stessa battuta per ritrovare il segno, è quanto di più offensivo possa essere concepito nei riguardi dei suoi compagni, del pubblico, degli autori (in questo caso appena appena Shakespeare ed Eduardo) e quindi, in una sola parola, del Teatro. Qualcuno avrà da obiettare che il tempo per preparare meglio lo spettacolo non era sufficiente, essendo l’evento stato progettato solo pochi giorni prima del debutto. Ebbene sarebbe stato questo un motivo ottimo per non portarlo in scena, un motivo, per un neo direttore artistico, per essere più avveduto nelle scelte, magari per concentrarsi su una linea artistica con cui identificare un cartellone-minestrone, in cui è difficile trovare una vera identità, e che sembra abbia ereditato il peggio dei suoi predecessori, aumentando esponenzialmente l’abitudine di voler accontentare artisti e produzioni locali per scontentare, ancora una volta, il pubblico.

Detto ciò, noi ci auguriamo, per premiare gli artisti che davvero ci hanno lavorato, che questo spettacolo possa essere ripreso, ritrovare una nuova vita con un giusto approfondimento, naturalmente recuperando il buono che abbiamo rilevato, e superando gli handicap che l’hanno mortificato.

Napoli, 14 Giugno 2016

Gianmarco Cesario

LA TEMPESTA (OMAGGIO AD EDUARDO)

DA LA TEMPESTA DI  WILLIAM SHAKESPEARE
NELLA RISCRITTURA DI EDUARDO DE FILIPPO
CON MICHELE PLACIDO
REGIA FABRIZIO ARCURI
PRODUZIONE COMPAGNIA GLI IPOCRITI
IN COLLABORAZIONE CON ISTITUTO PENALE MINORILE DI NISIDA

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