“Muhammad Alì” al Teatro Nuovo
Carbone e Di Leva sulle tracce di un’epoca perduta

 

Dopo aver esordito al Napoli Teatro Festival “Muhammad Alì” sbarca al Teatro Nuovo per raccontare frammenti di vita del celeberrimo pugile, che rifiutò il nome di Cassius Clay (“un nome da schiavo”) per assurgere all’Olimpo delle Star mondiali, in pochi ma intensissimi anni. La parabola del boxeur di colore è raccontata dalla penna di Linda Dalisi, che intinge senza ipocrisie o intenti agiografici anche nel lato oscuro dell’uomo, ossessionato – per esempio – da una morbosa gelosia per la propria donna (chiamata dal pubblico, bucando la quarta parete) e abbondanti dosi di maschilismo. Tocca a Francesco Di Leva l’onere e l’onore di far empatizzare il pubblico con un personaggio controverso, più che mai inattuale ora (o, al contrario, attualissimo, se non addirittura necessario). E Pino Carbone, che con Di Leva ha voluto fortemente questo spettacolo, dirigendolo col consueto piglio demistificante, sul palco diventa il trainer di Muhammad, seguendolo da una cabina di regia come ai bordi del ring, che però è un set fotografico (sempre di scena si tratta). Francesco Di Leva é un caleidoscopio di umori, un’anima che si spalanca e si ritrae con capriccioso garbo, anche quando la natura del personaggio richiede indispensabili deflagrazioni. Nelle splendide scene che portano la prestigiosa griffe di Mimmo Palladino, si muove in ombra o in piena luce il fantasma di un’epoca sepolta dagli eventi, ma che torna sempre su – come un reflusso – in questi tempi amari, mai memori di lezioni antiche. La lotta di un uomo speciale, egoico, narcisista, magnetico, travolgente, è la lotta di milioni di persone, in ogni angolo del mondo. Ma a spazzare ogni tentazione di retorica, ecco in soccorso la regia di Carbone, inventiva e pirotecnica, gelida e ardente. Una mano geniale che trova in Di Leva generoso approdo. In attesa di nuove repliche in giro per lo Stivale, scrosciano applausi. Da qualche parte dell’Universo, Muhammad Alì, probabilmente, approva.

Antonio Mocciola

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