“Mio figlio era come un padre per me”, crisi e generazioni a confronto.

La diciottesima edizione del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi si è conclusa con lo spettacolo “Mio figlio era come un padre per me”, dei Fratelli Dalla Via.

Una scena dello spettacolo, vincitore del Premio Scenario 2013
Una scena dello spettacolo, vincitore del Premio Scenario 2013

In scena, Giada e suo fratello Lory – rispettivamente Marta Dalla Via e Diego Dalla Via, fratelli nella vita e sul palcoscenico – affrontano il tema dell’impressionante numero di suicidi che imprenditori italiani assediati dal peso della crisi economica usano come estremo rimedio ai loro guai. Ci raccontano la storia di una ricca famiglia dell’Italia settentrionale, i Rougon-Macquart, facendo un evidente riferimento alla saga del romanziere Emile Zola, in cui sono descritti vizi e virtù che legano i discendenti di uno stesso albero genealogico. Il padre è un noto imprenditore e da sempre gestisce una ditta che produce pavimenti in legno; la madre è un’ex reginetta di bellezza che ha lasciato il suo paese – l’America – e passa il suo tempo tra una clinica e l’altra per ripetuti interventi di chirurgia plastica. I loro figli sono disorientati, in crisi con tutto e con tutti: attaccano la borghesia, denunciano un totale e ormai irreversibile fallimento generazionale. Oppure no: magari esiste una soluzione. Quale può essere il peggior trauma per un genitore? Veder morire un figlio? Questo è quindi il piano che hanno architettato i due fratelli: un suicidio collettivo lascerebbe padre e madre morire di crepacuore. La crisi però, decide diversamente: sono proprio i genitori a scegliere la via estrema del suicidio o dell’abbandono familiare. Ai figli viene lasciata in eredità solo polenta. Tonnellate di polenta.

I due protagonisti sono emblemi di un’epoca in cui la popolazione che vive nel benessere è condannata alla competizione più sfrenata, senza però riuscire a raggiungere un traguardo. Considerano la vita come un gioco perché dalla vita hanno avuto – ipoteticamente – tutto, ma non hanno raccolto niente, proseguendo nella precarietà sentimentale ed economica più disarmante. Nella loro ribellione, vorrebbero essere risarciti per essere venuti al mondo, per i problemi che vengono accollati alla loro generazione, senza averne alcuna colpa.

“Mio figlio era come un padre per me”, spettacolo vincitore del Premio Scenario 2013 e del Premio Hystrio – Castel dei Mondi, sfrutta l’uso del dialetto regionale per trattare il sensibile argomento della crisi: generazionale, sociale e culturale.

Casse di bottiglie vuote diventano elementi di arredo (sedie, scaffali, lapidi,…) che evolvono al ritmo incalzante delle battute. Riferimenti contemporanei alla tivù popolare e alle canzoni goliardiche trascinano invece lo spettatore in una realtà cruda, ma ovattata da un velo di leggerezza quasi incredula di fronte al susseguirsi degli eventi. Con cinismo e grottesca ironia, i fratelli Dalla Via hanno trasformato in gioco ai limiti dell’assurdo un dramma quotidiano che affligge la popolazione, senza distinzione di ceto, portandola a scardinare quelle certezze considerate insostituibili che hanno forgiato la generazione precedente, quella dei padri.

Alessandra Lacavalla

“Mio figlio era come un padre per me” di e con  Marta Dalla Via, Diego Dalla Via

SCENE E COSTUMI Diego e Marta Dalla Via

PARTITURA FISICA Annalisa Ferlini

DIREZIONE TECNICA Roberto Di Fresco

PRODUZIONE Fratelli Dalla Via con il sostegno di Bassano Opera Festival La Piccionaia-I Carrara Teatro Stabile di Innovazione

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