“Medea per strada”: la geniale trasformazione del teatro in un’esperienza di vita

Medea per strada del Teatro dei Borgia è senza dubbio uno dei progetti drammaturgici più interessanti della scena italiana degli ultimi dieci anni.
Al di fuori di ogni consueta retorica e di ogni facile compiacimento per soluzioni performative d’effetto, l’idea della messinscena genialmente ideata da Gianpiero Borgia e magistralmente interpretata da Elena Cotugno ha il pregio di restituire con bruciante autenticità una declinazione della sofferenza e della marginalità, quella delle donne vittime di tratta, spesso dimenticata e ignorata dalla società in cui viviamo, troppo indaffarata a criminalizzare lo straniero per comprenderne traumi e sofferenze.
La clandestinità in cui vive questa Medea che si prostituisce per le strade delle nostre distratte e frenetiche metropoli non è una semplice condizione esistenziale ma è fucina di un’umanità incredibilmente schietta e spontanea, scevra dalle inutili sovrastrutture che vincolano il nostro immaginario imborghesito e viziato.
L’onestà che brilla nel racconto di Medea, irregolare rumena costretta a fare la vita sui marciapiedi, conduce lo spettatore, che segue la vicenda viaggiando con Medea sul furgoncino precario che utilizza per prostituirsi, a entrare in sintonia con un mondo di storie ed emozioni che lo toccano nel profondo e che sono raccontate con drammatica semplicità da questa eroina romantica ed estrema dei giorni nostri.
Un’umanità, quella espressa dalla Medea per strada, che abbraccia inevitabilmente anche l’epilogo della storia, che rievoca il mito in tutta la sua immane violenza senza però distruggere quel sentimento di empatia, spontaneo e diffuso, che la protagonista della pièce ha instillato durante l’intero viaggio-narrazione col pubblico attento e coinvolto.
Insomma, se è vero che il teatro è sempre una forma di esperienza importante e foriera di stimoli, la Medea del Teatro dei Borgia trasforma questa esperienza in un percorso unico che allaccia arte e impegno sociale, attenta riscrittura del mito e abile rivitalizzazione dell’archetipo, indagine antropologica itinerante ed evidenti abilità interpretative e registiche.

Replica del 19 febbraio, Teatro La Giostra, Napoli

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