Al Teatro del Cestello «i marinai innalzano montagne di sogni che gonfiano vele di luce all’orizzonte dei nuovi sognatori».

«Essere poeta non è una mia ambizione. È la mia maniera di stare solo» questo scrisse Fernando Pessoa nel libro da cui è tratto lo spettacolo: quella maniera di stare solo di cui parla l’autore, regista e attore Matìas Enoch Endrek nel suo monologo.

La storia, come si capisce dal titolo, è quella di un marinaio che, navigando in mare aperto troppo a lungo, perde la cognizione del tempo, perde i suoi punti di riferimento, ma in compenso trova un’isola, in cui perderà anche se stesso. E’ assalito dai ricordi della patria, e della madre dei cui gesti però non ha più memoria, e si ritrova a parlare con un guanto, il suo subconscio. Una vita, dunque, confusa con un lungo sonno in cui egli sogna e non distingue più qual è la vera realtà. E fino alla sua morte, come il sogno nel sogno, egli oscilla fra l’autoconvincimento e l’immaginazione, senza trovare una risposta.

Ad accogliere lo spettatore in sala e introdurlo in questa realtà precaria, che già ci proietta verso il tema dello spettacolo, un sottofondo di onde che scrosciano sulla battigia e del fumo denso, rappresentazione della nebbia che abbraccia i porti e le zone di mare durante l’inverno. Ad aprire lo spettacolo una ragazza, Lucia Guarino, che una volta creata una piccola barchetta di carta la lascia andare in questo mare di tessuto trasparente, tendente al bianco, in cui lei si rotola, si muove e danza scoprendo lentamente il marinaio a cui cede la scena. Si tratta di un personaggio molto complesso, ben interpretato dall’attore: le brevi battute, i suoni onomatopeici, ma anche i silenzi vissuti con grande abilità. Momenti, dunque, che trasmettono allo spettatore quel sentimento di smarrimento perfettamente espresso mediante la bellissima frase «guardavo il mare e mi dimenticavo di vivere».

Una condizione in cui il marinaio è fortemente immerso, ma distaccata dal nostro mondo. L’uomo è nudo perché a contatto solo con se stesso, con i ricordi più lontani e con quei sentimenti che lo fanno soffrire. Una solitudine che porta alla pazzia, all’oblio da cui nessuno fa più ritorno, così come egli stesso sceglierà rimanendo in questa patria immaginaria perché ormai è parte di lui e preferisce il sogno alla vita.

Teatro del Cestello –  21 novembre 2014

Caterina Baronti

MARINAIAdattamento e Regia: Matìas Enoch Endrek; Produzione: Teatro della Cruna; Disegno Luci: Lorenzo Girolami; Interpreti: Matìas Enoch Endrek, Lucia Guarino.