“Marina Bellezza”, i giovani eroi di Silvia Avallone

silvia-avallone-marina-bellezzaMarina è “bellezza” di nome e di fatto: è cresciuta a pane e “Amici”, ha una storia familiare degradata alle spalle e, per riscattarsi, vuole a tutti i costi sfondare nel mondo dello spettacolo, per il quale sembra essere perfettamente tagliata, grazie al suo fascino e alla sua voce divina.

Andrea è il suo opposto: figlio di professionisti e universitario scontento, il suo sogno è quello di ritirarsi in una cascina di montagna, allevando mucche e producendo formaggi, come suo nonno prima di lui.

Il loro è il classico amore dei 20 anni, passionale e totalizzante, sullo sfondo della provincia biellese, tra le montagne grigie e piovose e i paesini semideserti.

I due giovani si prendono e si lasciano e questo tira e molla caratterizza l’andamento di tutto il nuovo romanzo di Silvia Avallone, tornata a scalare le classifiche con “Marina Bellezza”, edito da Rizzoli, che segue di tre anni il grande successo di “Acciaio”, pubblicato nel 2010.

Se il personaggio centrale appare sicuramente Marina, ragazza bella, lunatica, intraprendente e, a tratti, anche parecchio antipatica, e se l’alter ego, l’eroe buono, è Andrea, il figlio incompreso che capisce che l’unico modo per fuggire dalla crisi è quello di tornare all’antico, ai mestieri dei nonni, la reale protagonista della storia pare essere, a sua volta, la provincia: è quella da cui scappa Marina, per tuffarsi nel mondo della televisione, e quella da cui, invece, non vuole staccarsi Andrea.

Non è un caso che Biella sia anche il territorio natio della Avallone: l’Autrice è consapevole che la sua è “una generazione tagliata fuori da tutto, nata nel posto sbagliato al momento sbagliato. E allora tanto valeva ritirarsi sul confine. Tornare indietro, disobbedire”, per cui la scelta veramente rivoluzionaria non è quella di Marina, divetta di provincia che insegue il miraggio della notorietà e ancheggia sui palcoscenici dei centri commerciali e nelle tv locali in abiti succinti, ma quella di Andrea, coraggioso nel lasciare il suo co.co.pro. di bibliotecario e gli studi universitari per ritirarsi sui monti come pastore e dedicarsi alla produzione di formaggi e di prodotti genuini.

La provincia, da cui la precedente generazione è fuggita – e il romanzo è denso di descrizioni di industrie, negozi, stabilimenti ormai chiusi e abbandonati – si pone, nella prospettiva dell’Autrice, come una scappatoia per l’attuale generazione per non soccombere alla crisi economica e sociale; e la storia dei due innamorati, intrecciata a quella di molti altri personaggi, è fatta di partenze e ritorni, un po’ come quella di tanti giovani che oggi partono, tornano, provano le difficoltà di tracciare una propria strada nel caos generale.

Alina Domi

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