Madame Bovary: un’eroina istericamente magnetica

È andato in scena, venerdì 2 dicembre al Teatro Garibaldi di Bisceglie (Bt), lo spettacolo tratto dal celebre romanzo di Flaubert, Madame Bovary.

Letizia Russo ha riscritto l’opera considerata un oltraggio alla morale dell’epoca. Era infatti il 1856 quando Flaubert scosse le coscienze della società del suo tempo e fu processato per aver scritto un’opera indecente e assolutamente scandalosa. Pagine che raccontavano il folle e continuo tentativo della protagonista Emma di diventare padrona della propria vita, libera dalle costrizioni che in quell’epoca opprimevano la donna e le impedivano di vivere con indipendenza e risolutezza.

Ad accentuare la caduta nelle passioni, la ricerca disperata del lusso e del romanticismo, saranno i romanzi che Emma divorava sin da ragazza e di cui la sua mente si impregnava, dando spazio all’illusione di poter a sua volta vivere quelle emozioni e passioni. La presa di coscienza della realtà porterà poi Emma a gettarsi a capofitto nella ricerca della novità, della libertà, dell’avventura rimanendo però allo stesso tempo ingabbiata nelle sue stesse illusioni, nelle sue continue ambizioni.

Ed è proprio ad una gabbia che si ispira la scena di Marta Crisolini Malatesta. L’ambiente, infatti, si divide su due altezze, come a separare le alte speranze nutrite dalla protagonista e la bassezza della realtà terrena nella quale si trova costretta a vivere. Le inferriate scorrevoli sono mosse a piacere dagli stessi attori, trasformando gli spazi – una porta diventa una finestra e viceversa – e facilitando anche il passaggio da una scena all’altra e da un ambiente all’altro. Gli eventi, in questo modo, si susseguono ad un ritmo incalzante sul palcoscenico, con passaggi temporali ben architettati grazie alla riscrittura di Letizia Russo e alla regia – affidata qui ad Andrea Baracco – che con fluidità consente allo spettatore di passare dalla casa dai muri umidi in cui Charles Bovary porta Emma dopo le nozze, alla farmacia di Monsieur Homais, dalla casa dell’amante di Emma, allo studio dove il Dott. Bovary opera lo storpio Hippolyte per curarlo dal suo piede caprino.

Bravi gli attori – compresa Roberta Zanardo, la cui muta presenza è funzionale a muovere il manichino che rappresenta la figlia di Emma e Charles, Berthe – in abiti d’epoca (sempre a cura di Marta Crisolini Malatesta), con un riadattamento contemporaneo del testo e svecchiato degli orpelli stilistici tanto cari a Flaubert.

L’ambiziosa ricerca di Emma per il bello, il lusso e la sregolatezza è stata molto ben rappresentata dalla giovane attrice Lucia Lavia, che restituisce al pubblico un’eroina passionale, di carattere, magnetica e coinvolgente. Madame Bovary, in questa nuova versione, è sempre e continuamente al limite dell’isterismo, quando non lo supera del tutto. Peccato solo per la precocità con la quale emerge questo suo aspetto profondamente isterico, appunto, che si evince forse troppo presto nello spettacolo e trascina il pubblico un po’ affaticato nella sua continua e stabile nevrosi, al raggiungimento del suo acme finale.

                                                                                                                      Alessandra Lacavalla

Khora Teatro

Lucia Lavia

MADAME BOVARY, visto il 02 dicembre 2016, Teatro Garibaldi, Bisceglie (Bt)

di Gustave Flaubert

riscrittura di Letizia Russo

con Gabriele Portoghese, Mauro Conte, Laurence Mazzoni, Roberta Zanardo, Elisa Di Eusanio, Xhuljo Petushi

disegno luci e audio Pietro Sperduti

scene e costumi Marta Crisolini Malatesta

musiche Giacomo Vezzani

regia ANDREA BARACCO

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