Luigi Russo, il sorriso e l’eleganza del regista di “Vacanze Romane”

Il lavoro l’ha portato a trasferirsi già da molti anni a Roma ed in giro per l’Italia, ma Luigi Russo, attore e regista televisivo, cinematografico, ma soprattutto teatrale, è napoletano doc, però non di quelli che puntano sulla napoletanità di  facile esportazione, ma di quelli che portano con eleganza ed ironia il gusto e la creatività di una città troppo spesso raccontata in maniera becera e distorta, misurandosi, anche nel suo lavoro, con spettacoli di un umorismo leggero ma elegante, di ampio respiro, così come per quest’ultima sua esaltante esperienza: “Vacanze Romane”, riedizione dello spettacolo che dodici anni fa fu l’ultima regia del grande Pietro Garinei. Un’impresa che per Russo ha rappresentatoi una scommessa vinta alla grande, ed in cui ha diretto, tra gli altri, Serena Autieri, Paolo Conticini e Fioretta Mari.

Come è nato il tuo amore per il teatro, e quando hai capito che ne avresti fatto la tua vita?
Io ricordo che da bambino quando con la scuola si andava a vedere gli spettacoli a teatro, ero rapito da tutto ciò che succedeva sul palco. Poi a 17 anni, in un villaggio turistico, ebbi le mie prime esperienze di attore e regista che mi fecero capire che quella era la mia strada.

Nella tua carriera ventennale di attore e di regista, quali sono le tappe che tu reputi più importanti?
Ormai sono più di 25 anni che faccio questo lavoro, ho iniziato nel lontano 1988. Facendo una rapida selezione, credo che le due trasmissioni su Sky Leonardo, “Notturno” e “Tournèe”, di cui ero autore e regista, Il mio film “Napoletans” interpretato da Maurizio Casagrande e tanti altri bravissimi attori, la mia prima regia al Sistina “Il Mio Secondo Matrimonio” con Maurizio Battista, campione di incassi in quella stagione, i Web-Spot per Baci Perugina, premiati al BEAiT di Milano come Miglior evento Low Budget e questa ultima avventura di “Vacanze Romane” siano le esperienze che mi hanno dato maggior soddisfazione.

Si dice che manchino, al teatro di oggi, le figure dei grandi maestri. Tu fai parte di una generazione che però ha fatto appena in tempo a conoscerne alcuni, Quali sono stati i tuoi maestri ed i tuoi punti di riferimento?
Mi reputo molto fortunato, la mia gavetta è ricca di incontri e collaborazioni straordinarie. Ho fatto da aiuto regia a grandi maestri del teatro e del cinema: Mario Missiroli, Mario Monicelli, Enrico Oldoini, i Fratelli Vanzina. Vederli lavorare è stato motivo d’ispirazione e l’occasione per fare scuola…anzi Università!

Luigi Russo con il cast di "Vacanze Romane"
Luigi Russo con il cast di “Vacanze Romane”

Tieni molto a precisare che “Vacanze Romane” sia riconducibile alla commedia musicale e non al musical. Quali sono le differenze per un regista nell’affrontare questi due linguaggi apparentemente identici?
Il musical in Italia è un genere importato, a volte banalmente tradotto e riproposto, qualche volta degno di un confronto con i musical anglosassoni e americani. Noi abbiamo la “commedia musicale” e basta. E la nostra commedia musicale si chiama Garinei-Giovannini e Trovajoli. Le differenze sono tante, una su tutte, il giusto equilibrio tra momenti di prosa e canzoni. Nel caso specifico di “Vacanze Romane”, la trasposizione del famoso film, fatta da Jaia Fiastri, è particolarmente ricca di sfumature; ogni personaggio è costruito in modo tridimensionale e permette un lavoro molto profondo di interpretazione, cosa che difficilmente viene consentita in uno spettacolo musicale.

Cosa hai pensato quando ti hanno proposto di dirigere il nuovo allestimento dello spettacolo che rappresentò, dodici anni fa, l’ultima regia del grande Pietro Garinei?
Che sarebbe stata una meravigliosa opportunità. Per me Garinei è un mito, un punto di riferimento per chi fa la mia professione. Non volevo il confronto, sarei stato un idiota, lui è un maestro ma è giusto superare la lezione dei padri, cibarsene, digerirla e metabolizzarla.
M’interessava riprendere la lezione dei capiscuola e provare a portare il mio contributo, non dimenticando mai che, per ogni buon artigiano del nostro mestiere, pur in presenza dei più moderni artifizi tecnologici, si procede, come diceva Eduardo e come piaceva tanto a Garinei, “tavola tavola, chiodo chiodo”.

Com’è stato il tuo lavoro sugli attori e come ti sei rapportato con loro?
E’ stata una bellissima esperienza. Un lavoro duro e minuzioso. Ho lavorato tanto sul sottotesto delle battute, per trovare quella profondità e verità necessaria a tutti i personaggi. Abbiamo approfondito anche l’aspetto fisico dei caratteri, lavorando su ogni piccolo gesto, per dare quella naturalezza che ritengo elemento fondamentale per rendere credibile questa splendida favola. Fortunatamente si è creato un bel clima all’interno della compagnia, di grande complicità che ha permesso di lavorare in armonia e gioia.

La regia ha preso il sopravvento, negli ultimi anni, sulla tua attività di attore. Ti manca calcare le scene?
E’ una mia scelta portare avanti il percorso registico, mi promuovo raramente come attore. Certo l’emozione è diversa ma le sporadiche incursioni in tv come attore mi fanno tenere in allenamento e gratificano il mio lato voyeuristico; il mese scorso ero nella fiction “Provaci ancora Prof-6” su Rai Uno, dove interpretavo un losco figuro indagato dalla Pivetti.

C’è, nel tuo cassetto, il sogno di uno spettacolo che ti piacerebbe dirigere?
Progetti teatrali nel cassetto ne ho tanti, alcuni si realizzeranno nella prossima stagione ma quello a cui tengo di più in questo momento è il mio secondo film, scritto da me e da Tony Fornari, la cui produzione è programmata nel 2016.

Gianmarco Cesario

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