“Luci sul ’900. Il centenario della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti 1914-2014”

Fino all’8 marzo 2015 una mostra curata da Simonella Condemi ed Ettore Spalletti celebra l’importante ricorrenza.

Primo Conti (Firenze 1900-Fiesole 1987) Ritratto di Lyung-Yuk 1924 olio su tela deposito dell’Accademia delle Arti del Disegno, 1924 Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti
Primo Conti (Firenze 1900-Fiesole 1987)
Ritratto di Lyung-Yuk
1924
olio su tela
deposito dell’Accademia delle Arti del Disegno, 1924
Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti

FIRENZE Nell’ambito delle manifestazioni volte a celebrare il centenario dall’inaugurazione della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti (1914) un posto in primo piano spetta, senza dubbio, alla mostra “Luci sul ’900”, curata e fortemente voluta dall’attuale direttrice Simonella Condemi, coadiuvata da Ettore Spalletti. Fino all’8 marzo 2015 i visitatori avranno la doppia opportunità di scoprire 120 opere solitamente non esposte nel museo e di ripercorrere, attraverso di esse, la storia della collezione, le vicende politiche e culturali che ne determinarono l’origine, il suo incrementarsi attraverso legati, acquisti e premi. Infatti, nonostante la Galleria sia nota per possedere la più vasta e importante raccolta di dipinti macchiaioli al mondo, non tutti conoscono l’altrettanto ampia antologia dei principali interpreti della cultura figurativa italiana del Novecento. Giorgio De Chirico, Felice Casorati, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Sergio Scatizzi, Carlo Levi, Elisabeth Chaplin sono solo alcuni dei tantissimi artisti qui rappresentati.

In linea con quanto detto, le IX sezioni della mostra raccontano il divenire della collezione. Le opere sono organizzate al loro interno non in ordine cronologico di realizzazione, ma in base alla data di acquisizione. Si comincia con il dovuto omaggio a quei “Protagonisti” che lavorarono attivamente e con lungimiranza alla nascita della Galleria. Tra di loro Ugo Ojetti (ritratto nella placchetta fusa in bronzo che Domenico Trentacoste realizzò nel 1901), personaggio chiave nella definizione del patrimonio artistico qui conservato, e Arturo Jahn Rusconi (ritratto da Antonio Maraini nel 1906) che, oltre a svolgere incarichi istituzionali per la Soprintendenza Fiorentina, compilò nel 1934 la prima guida del museo.

Francesco Messina (Linguaglossa 1900-Milano 1995) Narciso 1946 bronzo donato dall’autore, 1963 Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti
Francesco Messina (Linguaglossa 1900-Milano 1995)
Narciso
1946
bronzo
donato dall’autore, 1963
Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti

Ma il posto d’onore spetta (anche nel bel catalogo edito da Sillabe) ai personaggi del quadro di Mario Cini di Piazano che normalmente campeggia sulle scrivanie dei Soprintendenti delle Gallerie Fiorentine: “Ritratti di funzionari: Giovanni Poggi, Odoardo Giglioli, Carlo Gamba e Nello Tarchiani” (1912). Si prosegue con “I premi Ussi”, istituiti per volontà testamentaria di Stefano Ussi che nel 1900 affidava all’Accademia delle Arti del Disegno il compito di organizzare, ogni cinque anni, un concorso di pittura. L’iniziativa ebbe però una vita breve e alquanto tormentata e dopo il 1924 non fu più ripetuta. La prima edizione, nel 1909, si concluse senza vincitori e solo nel 1914 vennero assegnati due riconoscimenti ex-aequo a Pietro Fragiacomo (“Il traghetto”, presente in mostra) e Plinio Nomellini (“Primo compleanno”). La stessa situazione si verificò tra il 1919, senza premiazione, e il 1924, con la vittoria di Primo Conti (“Ritratto di Lyung-Juk”, in mostra) e Giannino Marchigh (“La morte di un autore”).

Il percorso propone poi le opere acquistate alle varie edizioni della Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma del 1935. Dalla prima provengono capolavori unici, come la grande tela “Gli Apostoli” (1926) di Felice Carena, la “Ragazza con cappello” (1930 circa), unico dipinto di Gigi Chessa posseduto dalla Galleria, “Meriggio” (1931-32) di Mario Sironi o, ancora, “Orfeo e Euridice” (1951) di Alberto Savinio. E l’elenco potrebbe continuare. Proviene invece da Roma l’elegante “Ballerina” (1934) di Leonetta Cecchi Pieraccini. Accanto a questi si collocano le scelte che la Commissione per le acquisizioni fece in sede locale, in particolare presso la Società delle Belle Arti di

Felice Carena (Cumiana 1879-Venezia 1966) Gli Apostoli 1926 olio su tela acquistato alla XV Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, 1926 Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti
Felice Carena (Cumiana 1879-Venezia 1966)
Gli Apostoli
1926
olio su tela
acquistato alla XV Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, 1926
Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti

Firenze e le Sindacali Toscane, dedicate alla cultura figurativa regionale. Fra queste ricordiamo opere di Alberto Magnelli, Giovanni Colacicchi, Achille Lega e Guido Ferroni. E non manca la scultura, come l’assorta “Checchina” (1914) di Romano Romanelli, l’elegante “Anfora” (1924) di Giuseppe Graziosi sino all’emblematico “Profilo continuo o Dux” (1935) di Renato Bertelli.

Negli anni dell’immediato dopoguerra il museo dovette far fronte a una situazione economica e amministrativa alquanto problematica e gli acquisti divennero sempre più sporadici. Opere contemporanee giungevano comunque ad arricchire il patrimonio museale grazie al Premio del Fiorino, manifestazione artistica

Alberto Savinio (Atene 1891-Roma 1952) Orfeo e Euridice 1951 tempera su cartone acquistato alla XXVII Biennale Internazionale d’Arte della Città di Venezia, 1954 Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti
Alberto Savinio (Atene 1891-Roma 1952)
Orfeo e Euridice
1951
tempera su cartone
acquistato alla XXVII Biennale Internazionale d’Arte della Città di Venezia, 1954
Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti

organizzata tra il 1950 e il 1977. Secondo regolamento, essa era tenuta a donare alla Galleria le opere premiate, garantendo così una significativa apertura del museo

alle dinamiche artistiche più attuali.  Ma l’incremento delle collezioni fu assicurato anche dalle tante donazioni degli autori (si pensi ai lasciti di Francesco Messina) o dal mecenatismo dei privati, tra cui Leone Ambron. “Il salotto” (1932) di Mario Cavaglieri, “Fiori” (1929) di De Pisis o la “Natura morta” (1938-39) di Giuseppe Capogrossi dimostrano come, grazie a lui, entrarono nella Galleria artisti sino ad allora non rappresentati. La mostra si chiude poi con la presentazione degli ingressi successivi al 1985: tra questi “Confidenze” (1919-20) di Armando Spadini, il “Ritratto di Camilla Roatta “(1939) di Francesco Chiappelli e “La mascherata” (1918) di Mario Cavaglieri.

Lorena Vallieri

 

Luci sul ’900. Il centenario della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti 1914-2014 – a cura di Simonella Condemi ed Ettore Spalletti.

Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, 28 ottobre-8 marzo 2015.

www.unannoadarte.it

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