“Lo straniero. Un’intervista impossibile” mette a nudo la nostra estraneità dalla vita

Al Teatro Niccolini di Firenze Fabrizio Gifuni dà voce al romanzo “L’Ètranger” di Albert Camus.

Davanti al pubblico attento e numeroso del Teatro Niccolini di Firenze, Fabrizio Gifuni ha dato voce alla propria personale interpretazione di un testo complesso e appassionato come “L’Ètranger” di Albert Camus. Un reading nato nel 2013 su proposta del Circolo dei Lettori di Torino, che hanno voluto così ricordare il centenario della nascita del Premio Nobel francese. Il romanzo, pubblicato nel 1942, affronta uno dei temi centrali dell’esistenzialismo: quello dell’uomo che si sente estraneo a sé stesso e straniero rispetto al mondo che lo circonda. Il suo destino, per quanto assurdo e privo di senso, appare ineluttabile. Così è anche per il protagonista, Meursault, un personaggio apatico, perduto in un’esistenza che gli scivola addosso, incapace di dare un senso anche al proprio inesplicabile gesto di aver ucciso un uomo “in un pomeriggio in cui c’era troppo sole”. O forse, più semplicemente e drammaticamente, un personaggio paralizzato e disperato di fronte alla crudeltà della vita.

Nell’elaborazione drammaturgica di Luca Ragagnin gli undici capitoli del libro vengono condensati in nove quadri raccontati in prima persona dal protagonista, che Gifuni e la regista Roberta Lena immaginano intervistato davanti a una selva di microfoni e riflettori. Il palcoscenico, buio e nero, appare come un contenitore vuoto pronto ad accogliere le metafore di un’esistenza fallita. Alla sinistra dello spettatore una pila di valigie in stile vintage restituiscono un’atmosfera vagamente retrò, richiamando alla mente sia il tema del colonialismo (“L’Ètranger” è ambientato in un’Algeria ancora dominata dai francesi), sia l’incertezza di una vita in cui siamo stranieri di passaggio. Sul lato opposto la postazione del musicista/dj G.U.P. Alcaro, che durate lo spettacolo ha mixato dal vivo suggestioni derivate da brani ispirati a Camus, come “Killing an Arab” dei Cure e “The Stranger” dei Tuxedomoon. Al centro della scena, unica macchia bianca che emerge dall’oscurità, Gifuni, che la costumista Roberta Vacchetti ha vestito con un abito in stile coloniale ispirato all’estetica di Visconti. E non a caso, visto che il regista nel 1967 aveva realizzato un adattamento cinematografico del romanzo di Camus. Con la sua voce profonda, Gifuni ha ripercorso le quattro grandi ‘sequenze’ del racconto: la veglia e il funerale della madre di Meursault, il suo omicidio di un arabo su una spiaggia troppo assolata, il processo, il carcere in attesa dell’esecuzione. Ed è riuscito a trasmettere, con la sola modulazione del tono della voce e l’aiuto di una potente presenza fisica, emozioni contrastanti.

Firenze – TEATRO NICCOLINI, 23 aprile 2016

Lorena Vallieri

LO STRANIERO. UN’INTERVISTA IMPOSSIBILE – Fabrizio Gifuni

Liberamente tratto da “L’Ètranger” di Albert Camus; elaborazione drammaturgica: Luca Ragagnin; idea e regia: Roberta Lena; suoni: G.U.P. Alcaro; costumi: Roberta Vacchetti.

Foto: Francesca Cirilli.

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