“Lettera al padre”, la confessione kafkiana disperata e sofferta

Al Museo del Bargello in scena una dolorosa denuncia contro le rigidità paterne per la regia di Massimo Masini.

“Mai ti ho parlato a cuore aperto”! Esordisce così l’attore pugliese Gianluigi Tosto, interprete del riadattamento teatrale del regista Massimo Masini, in scena al Museo Nazionale del Bargello di Firenze con “Lettera al padre” tratto da Franz Kafka, appuntamento della rassegna ‘Il Teatro della Toscana al Bargello’, proposta cardine dell’Estate Fiorentina 2015. Sia Masini che Tosto vogliono ricordare con questo spettacolo l’amato amico e collega Franco Di Francescantonio, venuto a mancare dieci anni fa, riproponendo la medesima messinscena che è stata per vent’anni consecutivi un suo apprezzato cavallo di battaglia.

“Lettera al padre” rimane una dichiarazione sconvolgente ed emblematica, simbolica cornice della vita familiare dello scrittore cecoslovacco, tormentato dalla figura crudele di un padre troppo autoritario e poco affettivo. Una critica incentrata sull’azione educativa paterna e sui ‹‹danni interiori scaturiti››, estremamente fredda e distaccata con suo figlio ma eccelsa e narcisista con gli altri. Scritta nel 1919 e pubblicata, invece, postuma solo nel 1952, questa epistola mostra con puntualità il carattere di realismo magico e modernismo così accentuati nei romanzi kafkiani. Uno stile dedito “all’allegorismo vuoto”, al senso di confusione ed angoscia davanti all’esistenza che spesso rimane non solo indecifrabile ma anche indescrivibile.

Quello di Masini si mostra come un lavoro complesso dai risvolti introspettivi e filosofici, impregnato di tematiche sottili ed oscure, non sempre sviluppate con linearità. Emergono aspetti controversi che vanno a riallacciarsi alle vicende più infelici di Kafka, come le paure adolescenziali, la vita domestica poco serena, i divari con le sorelle, il rapporto borderline di amore ed odio verso un padre che non ha mai accettato l’esperienza affettiva di Franz. Uno sgomento incessante davanti ad un babbo / padrone mitizzato ed idealizzato, difese psichiche inevitabili per sfuggire alla catastrofe del proprio tracollo come essere umano ‹‹incespicante, timoroso e vergognoso››. Una personalità fragile dalle folli memorie, ben rappresentata da Gianluigi Tosto che brillantemente riesce a destreggiarsi su due modelli interpretativi: l’operazione più attoriale che rende giustizia alla bravura letteraria kafkiana, e la parte corporea che tende a svilupparsi in disgiunte ed ecolaliche movenze, significativa metafora “della vastità di materiale trattato che supera di gran lunga ricordi ed intelletto”.

Non resta che riflettere sulle pagine scritte di questa scomoda lettera, per quanto faticoso risulti il tentativo di non venire ingoiati da così tante parole. Eppure dopo il dolore e lo smarrimento una chiave di lettura alternativa resta, seppur nascosta nelle incrinature dello spirito, che speranzose continuano ad aspirare ad un ‹‹posto dove il sole brilli, talvolta, e ci si possa scaldare un pochino››, al riparo da critiche e giudizi castranti.

Firenze – MUSEO DEL BARGELLO, 25 giugno 2015.

Mara Marchi

LETTERA AL PADRERegia: Massimo Masini; Riduzione e adattamento teatrale: Franco Di Francescantonio e Massimo Masini; Interpreti: Gianluigi Tosto.

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