“Latte di iena” di Antonio Mocciola
raffinato gioco di luci e di ombre

LATTE DI IENA copertina

Un gioco di bianco e nero, un gioco di luci ed ombre, Antonio Mocciola scrive di vite distrutte, scrive di vite che, con il tempo, hanno “manipolato” il dolore fino ad anestetizzarlo.

Il giovane scrittore, che ha affinato la sua penna volta per volta, sa come richiamare l’attenzione del suo pubblico, tanti i piccoli racconti del nuovo testo “Latte di Iena”, dell’edizione La Quercia, tante le piccole storie narrate, ognuna con un segreto da svelare, un messaggio da mandare.

Racconti senza un nome o un luogo definito, nella completa assenza di essenza i personaggi, piccoli- grandi, uomini-donne, si susseguono delineando lentamente, nel corso della narrazione, tristi verità, che hanno finito col cambiare radicalmente la loro vite.

Continuamente si contrappongono la “luce” di una speranza, di una gioia, di una felicità ed il vortice del dolore dal quale una volta entrati sembra quasi non si troni più indietro. E a decretare il futuro è sempre e solo quel “sadico del destino”.

Antonio Mocciola in maniera brillante scruta nei singoli soggetti la sofferenza nascosta, che vibra come un filo teso e su cui poggia l’anima distrutta, osserva le persone più impensate e vede al di là dell’apparente maschera indossata da ognuno di esse.

Dopo i due successi precedenti “La Sottrazione” e “Le Vie Nascoste” Antonio Mocciola torna ad incantare il suo pubblico con un testo “Latte Di Iena”, che, ancora una volta, lascia il suo lettore con il fiato sospeso.

Accattivante, intelligente, Mocciola costruisce le singole storie con l’intento di mantenere l’attenzione fino all’ultimo rigo, portando il lettore a prestare attenzione ad ogni piccolo dettaglio, ad ogni piccolo parallelismo paesaggistico, perché una parola sfugge ed il “segreto” non verrà rivelato.

Sembrerebbe quasi un sortilegio quello del giovane giornalista; Antonio Mocciola scrive fino ad indurre in “assuefazione”, l’eleganza del linguaggio e del contenuto scandiscono le singole pagine richiamando l’attenzione sino all’ultimo rigo, interrompere sarebbe come “spezzare l’incantesimo”.

“Una costruzione da oscar” l’abilità dello scrittore è proprio quella di creare con disinvoltura le singole scene, senza cadere in “sbavature”, il tutto è disegnato alla perfezione e inevitabilmente, questa perfezione suscita forti emozioni, alle volte rapisce fino al turbamento, altre volte lascia trasparire un senso di pace, che subentra all’indomita tempesta.

 Rita Tridente

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