Le possibili letture di una favola classica

La Sirenetta ha fatto piangere generazioni di bambine e bambini.

In prima lettura, è semplicemente la storia di un amore infelice ma, come la fiaba altrettanto famosa del Brutto anatroccolo, è una trasparente parabola sulla diversità. Hans Christian Andersen non era un personaggio dal profilo lineare e, benché avesse conseguito abbastanza presto un certo successo letterario, per tutta la vita aveva portato su di sé le cicatrici di una adolescenza e una giovinezza difficile, che riaffiorano in modo trasparenti nei suoi testi.la-sirenetta-_lorenza-daverio-next15_044

La lettura o meglio, la riscrittura che la compagnia Eco di fondo offre de La Sirenetta è del tutto innovativa rispetto al testo originale, e tratta un tema che si svilupperà con intriganti invenzioni drammaturgiche, ma che viene enunciato quasi con brutalità fin dalla prima scena, con la citazione della lettera di addio di un adolescente, suicida per la difficoltà di esser accettato nella sua diversa identità sessuale. E la coda della Sirenetta, con fascinosi giochi figurativi e luministici, con abili proiezioni di ombre, diviene immediatamente il simbolo di una diversità, ad un tempo visibile e invisibile, ma stigma doloroso per il bambino che se ne sente gravato.

Assistendo allo spettacolo, mi sono domandato a quale fascia di pubblico si rivolgesse. Certo non alla prima infanzia, come il titolo sembrava suggerire, ma alla prima adolescenza, per l’accattivante trasparenza del linguaggio e per la valenza educativa del messaggio di rispetto e di accettazione della diversità. Ma in controluce vi si legge anche un discorso di educazione all’affettività, con momenti che, sotto metafora, restituiscono con delicatezza i complessi meccanismi che governano gli affetti fra adolescenti. Quasi per sdrammatizzare le ombre inquietanti  evocate nella lettera iniziale (poi ripresa nel finale), si direbbero indirizzate ai genitori proprio le parti apparentemente più leggere, le scene che hanno come protagonisti i giocattoli, Barbie e Ken, l’orsacchiotto, che ci presentano in modo grottesco il mondo agli adulti, i loro stereotipi sentimentali, i luoghi comuni.

la-sirenetta-_lorenza-daverio-next15_049Qualcuno potrebbe storcere il naso: “Cosa c’entra La Sirenetta con tutto ciò?”.

Giova forse allora ricordare che Andersen non si era mai  sposato, ma aveva vissuto dei trasporti sentimentali verso il suo medesimo sesso: una condizione che, nella puritana Danimarca del XIX secolo, è facile immaginare abbia patito dolorosamente.

La giovane compagnia Eco di fondo, fin dalla sua costituzione, nel 2009, ha prodotto apprezzati spettacoli, sia di teatro ragazzi, sia rivolti ad un pubblico adulto, ma sempre con un’attenzione a temi di rilevanza civile: un teatro educativo nel senso alto del termine, dove il messaggio, come in questo lavoro, viene declinato in un linguaggio poetico, all’interno di uno specifico teatrale, rifuggendo qualsiasi tentazione declamatoria, didascalica. La drammaturgia, di regola, viene elaborata con il contributo dell’intera compagnia, e da ciò risulta un affiatamento che si riflette nella qualità del prodotto spettacolare. Bravi ed efficaci tutti, ma da citare in particolare la spericolata, anfibia prestazione di Giulia Viana.

 

                                                                                                          Claudio Facchinelli

 

La Sirenetta, di Eco di fondo

Regia di Giacomo Ferraù, con la collaborazione di Arturo Cirillo; drammaturgia di Giacomo Ferraù e Giulia Viana con il contributo della compagnia

Con Riccardo Buffonini, Giacomo Ferraù, Libero Stelluti e Giulia Viana.

Produzione Eco di fondo in coproduzione con Campo teatrale.

Visto il 29 ottobre all’Teatro dell’Elfo – Puccini

Share the Post:

Leggi anche