“La parola canta” dei fratelli Servillo incanta i sensi ed emoziona l’animo

Luci blu soffuse sul palco in silhouette dove si ergono come scheletri microfoni e leggii. Il pubblico bisbiglia compìto, in trepida attesa per l’ingresso degli artisti.

Il palco si anima, entrano in fila indiana i musicisti del Solis String Quartet ed i fratelli Servillo. Tutto resta ancora in penombra poi comincia la festa de “La parola canta” ed il Quartetto d’Archi comincia a metter su le note di melodie napoletane.

Si alternano momenti di musica ad intermezzi di poesia e recitazione di Toni Servillo, la cui voce echeggia con quel suo timbro vibrante e profondo, inconfondibile alle orecchie dei suoi estimatori, per proseguire con momenti di canzoni napoletane interpretate con maestria ed ironia da Peppe Servillo. Insomma, “la parola si fa canto ed il canto parola“.

Melodie che incantano, recitazione che emoziona, canto che diletta…tutto per mettere in risalto la lingua napoletana nelle sue mille sfaccettature, dalle antiche tradizioni popolari ed artistiche alla ricchezza contemporanea della sua Terra e del popolo. Una lingua viva come fuoco perpetuo. Si decantano luoghi e persone, miti e allegorie, scaramanzie e credenze popolari. Riecheggia con forza ed anima vibrante tutta la napoletanità dei testi di Eduardo e Viviani, Moscato e Borrelli. Parole e musiche che non si assopiscono mai, vivono nella quotidianità di un popolo e di una città che da questi testi trae ancora vita.

Una serata di festa dove si confeziona uno spettacolo perfetto, che incanta i sensi ed emoziona l’animo. Si resta attoniti ascoltando l’interpretazione che Toni dà della litania su “Napule” di Mimmo Borrelli o della recitazione che offre dell’immancabile testo di “De Pretore Vincenzo“, uno dei capolavori di Eduardo; si canta insieme a Peppe nelle varie “Guapparia” di Bovio-Falvo o nel duetto canoro-recitativo col fratello di “Dove sta Zazà” fino alla malinconica “Te voglio bene assaje“; si ascoltano compiaciuti gli arrangiamenti originali che il Solis String Quartet propone delle musiche napoletane, da quelle più antiche fino a quelle contemporanee.

Un viaggio insomma in quella che è la ricchezza di Napoli, dai suoi poeti ai suoi canzonieri che ne hanno esaltato le doti o sottolineato i difetti, che l’hanno adorata o profanata, che l’hanno protetta o schernita. Tutto questo emerge sul palco con una forza che commuove, trasporta, innamora, diverte, insegna, avvicina e dona un senso di pace a quanti hanno Napoli nel cuore ma ci vivono lontano.

“(…) Napule pe’ ddin’t e vic,

Napule t’accic,

Napule senza fatica,

Napule t’è amica.

Napule terra mia,

Napule c’a chiagne,

Napule senza ‘ddio,

Napule c’a fragna. (…)”

Roma, Auditorium Parco della Musica, 11 febbraio 2016

Alessia Coppola

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