“La libellula armata”, Paolo D’Amato
e un esordio da applausi

Inizia col botto la carriera letteraria di Paolo Giovanni D’Amato, quarantunenne sulmonese che dà alle stampe “La libellula armata” per i tipi di Argento Vivo e subito si regala una segnalazione al Premio Italo Calvino “per aver saputo toccare temi attuali come la marginalità delle periferie, la rabbia dei giovani, la corruzione della politica, in un avvincente romanzo di genere dalla scrittura scarna ed essenziale”. D’Amato sceglie di ambientare il suo noir in una Roma livida ed emarginata, e immerge i suoi protagonisti in un mondo apparentemente senza via d’uscita. Diego, Luca e Sandro si muovono ai margini della legalità, ma lo sguardo dell’autore li segue con affettuosa sollecitudine, e lascia che i lettori si affezionino alle loro vicende. Quello che sorprende, per un lavoro d’esordio, è lo stile sicurissimo e spedito, che non concede tregue comme il faut per un giallo (esistono ancora? questo lo è) e si arriva alla fine con un piacevole senso di completezza. Le immagini evocate lasciano sperare in una versione cinematografica de “La Libellula armata”, cui probabilmente il romanzo mira per indole e necessaria ambizione. E sarà bello vedere ed ascoltare i personaggi che D’Amato, con mirabile precisione, ha saputo disegnare.

Antonio Mocciola

Share the Post:

Leggi anche