“La guerra degli altri”, il distacco, il timore, la superficialità

Marco Giavatto e Iacopo Biagioni al Cestello: raccontare il rapporto tra uomo contemporaneo e rivoluzione.

Mercoledì 18 e giovedì 19 ottobre, al Teatro di Cestello di Firenze, con la drammaturgia di Marco Giavatto e la regia di Iacopo Biagioni, va in scena “La guerra degli altri – appunti di una rivoluzione”, un titolo da cui aspettarsi molto, una performance dai molti spunti che mette in luce problemi quotidiani e teatrali.

Una storia fra distopia e realtà, una vicenda di cui tutti noi potremmo essere protagonisti. Tutto nasce da una domanda: cosa succederebbe se ci svegliassimo e ci accorgessimo di essere in guerra? La risposta è disastrosa; tra indifferenza, ignoranza e superficialità, la tragedia più grande non è rimanere senza niente ma perdere una figlia che si allontana per fare la rivoluzione, lasciando nella disperazione un padre che si sveglia dal proprio torpore quotidiano per trovarla, a qualsiasi costo. La guerra è combattere, uccidere, dimenticarsi dell’etica, non per l’onore della propria patria o della fazione cui si appartiene ma per ripristinare il nostro quotidiano, riprenderci le cose di cui siamo schiavi, ritrovare l’amore, gli affetti domestici, i nostri cari che a volte pensiamo di non sopportare ma senza i quali la nostra vita sarebbe vuota e priva di senso.

Il testo di Giavatto è ricco di riflessioni su temi attuali ma affrontati talmente spesso da sembrare superati, ormai sterili luoghi comuni che vivono solo delle critiche di chi ancora guarda la realtà contemporanea con disprezzo, affermando: «ai miei tempi…». Al drammaturgo piace vincere facile con questioni già attaccate da tutti: la sfiducia verso le istituzioni comunali e statali, verso la politica, verso i social, verso modi di dire che appartengono all’italiano medio-basso, che non ha la forza o la capacità di costruirsi un presente e un futuro migliore.

Tuttavia anche Giavatto si mostra critico nei confronti dell’espressione «ai miei tempi…»: ai «loro tempi» c’erano davvero la guerra e la fame, c’era lo stupore davanti ai puntuali treni fascisti e ai discorsi pubblici del duce, così come oggi i giovani (e non solo) sembrano rapiti davanti ai social network. E il benessere del «loro» dopoguerra, breve e illusorio, non è migliore del benessere di oggi, materiale e ancora illusorio, che illanguidisce il solito uomo medio.

La regia di Iacopo Biagioni si basa soprattutto sulla comicità e riesce a divertire, soprattutto grazie alla caratterizzazione di alcuni personaggi come il presentatore televisivo e di alcuni sketch comici come quello familiare dei litigi tra moglie e marito, quello televisivo della giornalista sensuale o del reality stile “Grande Fratello” o “Isola dei famosi”, visto con un occhio disincantato e svelatore. Cadere nel banale sembra uno stratagemma per provocare la risata.

La messinscena appare talvolta discontinua, mancando forse di un vero protagonista; la conseguenza è quella di non avere chiara la morale della storia: è una critica alla società moderna? Alla guerra? All’ipocrisia e alla falsità? Alla realtà così cruda? Forse si vuole evidenziare la mancanza di senso della violenza e dell’inettitudine di fronte a un bacio di una figlia al padre che dorme. Il valore del nostro presente vive in questi piccoli e dolci gesti che in un attimo spazzano via luoghi comuni, menzogna e comicità.

Firenze – TEATRO DI CESTELLO, 19 ottobre 2017.

Benedetta Colasanti

“LA GUERRA DEGLI “ALTRI” – APPUNTI DI UNA RIVOLUZIONE” – Drammaturgia: Marco Giavatto; regia: Iacopo Biagioni.

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