La Gioia di Delbono rinasce, più potente e poetica che mai, dalla memoria di Bobò.

La Gioia, imperdibile spettacolo di Pippo Delbono, attore e regista che da anni racconta, con il suo teatro, il mistero dell’esistenza e la poesia degli ultimi, rinasce dalla morte di Bobò, artista sordomuto e analfabeta “scoperto” da Delbono nel manicomio d’Aversa e finito nel febbraio del 2019.

Liberato dalla condizione manicomiale e lanciato come protagonista dello spettacolo “Barboni” nel 1997, Bobò ha accompagnato Delbono e il suo teatro fino alla fine, in un sodalizio umano oltreché artistico, un sodalizio profondo che – come si poteva leggere nel comunicato della Fondazione Emilia e Romagna Teatro all’indomani della scomparsa di Bobò – andava al di là del linguaggio e di quella strana finzione che siamo soliti chiamare ragione.

La sottilissima voce di Bobò, la sua anima e la sua memoria, riverberano in maniera evocativa e struggente all’interno di una messinscena che presenta una temperatura ancestrale, restituendo al teatro stesso l’antichissima funzione di luogo d’incontro tra sacro e profano: Delbono – interprete carismatico e sciamanico – induce il pubblico a partecipare ad una vera e propria liturgia di altissimo valore etico ed educativo, liturgia tramite cui stimola una riflessione collettiva sulla condizione umana e sulla condotta da adottare di fronte alle prove e alle difficoltà con le quali, nostro malgrado, dobbiamo misurarci nell’arco della nostra fragile esistenza.

La Gioia è, dunque, anche e soprattutto uno spettacolo che ci racconta, attraverso l’incanto scenico di immagini e suggestioni liriche potentissime, quali ad esempio quelle legate alle esplosive composizioni floreali ideate da Thierry Boutemy, fiorista di fama internazionale che ha collaborato, fra gli altri, con Mario Testino e con Dior, l’impossibilità di sfuggire alle ombre più scure che si addensano sulla nostra vita con la consapevolezza, però, che tutto passa, anche il dolore, come passano la tristezza e la paura, come passa perfino la gioia, che – alla stregua di un’epifania intensa e luminosissima – investe la nostra esistenza all’improvviso, liberandoci dallo sgomento e dalla disperazione, cambiando temporaneamente il segno ai nostri incubi peggiori, alle nostre solitudini e ai nostri fantasmi.

In scena, con Pippo Delbono, gli ottimi artisti che da sempre accompagnano il suo percorso umano e drammaturgico, tra cui ricordiamo Pepe Robledo che, in una scena indimenticabile dello spettacolo, riempie il palco di barchette di carta e di stracci, evocando le stragi di migranti nel Mediterraneo, mentre un ispiratissimo Delbono recita la straziante preghiera laica di Erri De Luca, “Mare nostro che non sei nei cieli”.

Teatro Mercadante di Napoli,replica del 30.03.2023

 

Share the Post:

Leggi anche