La Compagnia Ideateatro rilegge Ionesco

Dopo il successo di pubblico della prima al Teatro Giulia di Barolo, il Macbett di Eugene Ionesco, portato in scena dalla Compagnia Ideateatro, ha bissato domenica scorsa – 8 maggio – al Piccolo Teatro Comico, sempre a Torino. Una location che ha costretto la compagnia a diversi e considerevoli aggiustamenti, date le ridotte dimensioni del palco, ma nonostante questo lo spettacolo ha conquistato i presenti e noi stessi che ne abbiamo apprezzato molti aspetti. Incalzante il ritmo, ben rimaneggiato il copione, bei costumi e veramente buono, diremmo quasi maniacale, il lavoro su ogni singolo attore. Sandro Calabrò, coadiuvato da Giorgio Fissore e Maria Occhiogrosso, è riuscito a mettere in evidenza il cinico sarcasmo dell’autore francese, focalizzandosi sulla tragedia della cupidigia del potere, attraverso azioni rapide, violente e paradossali, capaci di conquistare in prima battuta anche il riso del pubblico. Ilarità dietro la quale si insinuava il perverso fondamento dell’agire di chi raggiunge il potere. E si susseguono battaglie, incoronazioni, doppie identità e il dialogo è talmente stravolto dall’assurdo che i personaggi sono completamente indifferenti agli eventi: fatti di cieca violenza o di ordinaria quotidianità risultano impattare allo stesso modo. Il regista marca questo concetto introducendo per ben tre volte lo stesso William Shakespeare che ripete Gli sciocchi sono vinti dai superbi che diventeranno sciocchi a loro volta, sintesi dell’intera piéce. Un cast di vecchie guardie del teatro e di giovanissimi “teatranti” forse alla loro prima esperienza sul palcoscenico, ma tutti ben affiatati e soprattutto assolutamente all’altezza del ruolo. Abbiamo apprezzato lo stesso Calabrò che è stato un Macbett assolutamente credibile: ha sapientemente reso tutte le sfumature del complesso personaggio. Veramente efficace Paolo Arnetoli nei panni dell’Ufficiale di Corte così kitch e camp da sfiorare il grottescamente comico: ottima tecnica la sua e buon controllo della voce. Emotivamente molto intensa l’interpretazione di Massimo Moretta (Banco) mentre squisitamente fresca quella di Paolo Agazzi (Re Dunkan). Quest’ultimo, in un costume quasi sado/maso, si è subito accaparrato la nostra simpatia, per cui siamo andati ben al di là di alcune sue imperfezioni di dizione. Sensuale e ben impostata la performance di Maria Elvira Rao che sostiene con determinazione Maria Occhiogrosso (Lady Duncan) che è parsa un po’ altalenante, nonostante fosse assolutamente consapevole del suo ruolo. A momenti brillante, altri poco incisiva. In fine il giovane Matteo Avataneo che riesce con disinvoltura a rendere sia il pacato e quasi pavido venditore ambulante di bibite e sia Macol, di cui esprime tutta la verve demoniaca.
Ci sembra doveroso inoltre spendere due parole anche per i comprimari che hanno rappresentato le fondamenta sotterranee dello spettacolo, ben affiancando i protagonisti Tra questi spiccano Samuele Maritan, un giovane talentuoso, che ha caratterizzato con personalità il personaggio di Shakespeare, e Gianna Pomero che ha interpretato con intensità drammatica il ruolo di una malata guarita da Dunkan.Siamo rimasti piacevolmente impressionati dal pathos e dalla grinta di Annunziato Gentiluomo, che ha dovuto in quattro giorni imparare la parte del Soldato, che ha ben reso, sostituendo un collega infortunato. Completano il cast Malvyna Lasepo,Cesare Succo, Arianna Zucco, Gianna Pomero, Andrea Consolaçao Da Silva, Alessia Pascali, Paola Di Bernardo, Dorella Apae Antonello Preteroti.
In estrema sintesi, un bello spettacolo, colorato, ritmato, ben interpretato e diretto e che, attraverso un riso amaro, induce a profonde riflessioni sul rapporto tra uomo e potere, mai come oggi attualissimo…
Antonio Mocciola

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