“Io e Giovanna”, le parole della Morea
tra roghi e sante inquisizioni

 

Ad inaugurare la rassegna “Teatro in Archivio”, organizzata da Nartea a Palazzo Ricca, gloriosa sede del Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, è stato il reading-spettacolo “Io e Giovanna”. La Giovanna del titolo è la Pulzella di Orleans, vista dalla prospettiva plebea di Anna (Tina Femiano), matura prostituta-vivandiera divorata da un odio quasi omicida per la giovane, per poi implorarne, invano, la salvezza al suo potente amante, un monsignore presidente del Tribunale Ecclesiastico (Lucio Allocca). Sullo sfondo, la Guerra dei Cent’anni e, al centro, l’etern

„o intreccio di poteri (la carne, la donna, la fede, la chiesa, l’uomo, dio). E’ la scrittrice Delia Morea  con “La voce delle mani” (raccolta di testi teatrali edito da Il Mondo di Suk, con prefazione di Enzo Moscato) a fornire la storia, adattata e messa in scena da Carmen Femiano con un innato gusto per le atmosfere musicali, ed interpretato con impeto e calore (in un ruolo insidiosissimo) da Tina Femiano, capace di usare tutte le gamme del pathos, e con autorevolezza e misura da Lucio Allocca. Le belle parole della Morea, e la prospettiva interessante di un tema tutt’altro che usurato, meriterebbero una forma teatrale più estesa e completa, ma l’assaggio proposto è già di per sé intrigante e ricco di possibili sviluppi.

Antonio Mocciola

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