Il “Trittico Beckettiano” e la consapevolezza del fallimento

Il 110° anniversario della nascita del drammaturgo irlandese è l’occasione per la Compagnia Krypton di riproporre un fortunato spettacolo del 2006.

In occasione del 110° anniversario della nascita di Samuel Beckett, e a dieci anni dal debutto, la Compagnia Krypton ha riproposto al Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci “Trittico Beckettiano”, spettacolo che riunisce “Atto senza parole I”, “Non io” e “L’ultimo nastro di Krapp”. Si tratta della prima proposta della nuova gestione della Fondazione Teatro della Toscana e rappresenta non solo un dovuto omaggio al drammaturgo irlandese, ma anche un segnale della volontà di mantenere i legami con il passato e con la stessa Compagnia Krypton, che ha avuto la propria residenza nel teatro scandiccese sin dai primi anni Novanta del Novecento.

Trittico manifesto.fh9Curatore della serata Giancarlo Cauteruccio, uno dei registi italiani che vanta il maggior numero di allestimenti beckettiani, compreso “Finale di partita” tradotto in calabrese: “U juocu sta finisciennu”. Un percorso iniziato nel 1989 con “Forse – uno studio su Samuel Beckett” e proseguito con alcuni celebri episodi (basti ricordare “Giorni felici” con una memorabile Marion D’Amburgo) e di cui il “Trittico” che qui si presenta è una delle tappe più significative. Un serrato confronto con la poetica di Beckett che è valso a Cauteruccio la candidatura all’Ubu come migliore attore (2004), il Premio alla regia dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro (2006), l’incoronazione, per il successo di critica e stampa, come uno dei maggiori interpreti di Beckett in Italia.

Trittico Beckettiano_Atto senza parole I_ph.futura  tittaferrante_3Filo conduttore delle tre brevi pièces la consapevolezza del fallimento, qui messa in scena attraverso l’alternarsi di reale e mentale, due dimensioni che si rincorrono senza mai riuscire a coincidere del tutto. La decisione di rappresentare i tre brani senza soluzione di continuità fa sì che si crei un dialogo sinergico tra opposti: il corpo e la sua assenza, il silenzio e la voce, e si potrebbe continuare. Nello spazio del palcoscenico questa dicotomia rappresenta un mezzo, secondo le parole dello stesso Cauteruccio, per «accostarci al destino della nostra esistenza e guardare con la lente di ingrandimento nei luoghi reconditi del nostro corpo, un corpo che siamo chiamati a trascinare nel mondo così come nella scena». Si pensi all’avvicendarsi di “Atto senza parole I” e “Non io”. Nel primo il corpo muto dell’attore Massimo Bevilacqua è messo in relazione alla macchineria scenica del teatro; la comunicazione avviene attraverso il lavoro mimico-gestuale dell’attore con le forti sonorità del fischietto della figura manipolatrice esterna. Con “Non io” il corpo, protagonista della prima pièce, si dissolve e resta solo una bocca illuminata (quella di Monica Benvenuti). Il silenzio diventa un fiume inarrestato e inarrestabile di parole. Ma il culmine si raggiunge con “L’ultimo nastro di Krapp”, dove le singole dicotomie si sommano e costringono la memoria a fare i conti con il fallimento dell’esistenza. Il vecchio e stanco scrittore Krapp è interpretato dallo stesso regista che deve mettere in scena il vuoto della quotidianità. Un brano adatto a un attore come Cauteruccio che riesce qui a indagare con rigore i tic, le nevrosi, le ossessioni e le profondità del personaggio.

Scandicci – Teatro Studio Mila Pieralli, 18 febbraio 2016

Lorena Vallieri

TRITTICO BECKETTIANO: ATTO SENZA PAROLE I, NON IO, L’ULTIMO NASTRO DI KRAPP –  Compagnia Teatro Studio Krypton

Di Samuel Beckett; regia: Giancarlo Cauteruccio; scene: André Benaim; costumi: Massimo Bevilacqua; luci: Trui Malten; musiche ed elaborazioni sonore: Andrea Nicoli.

Interpreti: Massimo Bevilacqua, Monica Benvenuti e Giancarlo Cauteruccio.

Foto: M. Buscarino; Futura Tittaferrante.

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