Il “Don Giovanni” di Mozart inaugura la stagione del Teatro di Pisa

Il capolavoro mozartiano diretto da Francesco Pasqualetti apre la stagione del Teatro di Pisa.

5Una bella messinscena, quella che ha inaugurato la stagione del Teatro di Pisa, primo appuntamento di un’agenda fitta di eventi dedicati al mito intramontabile del terribile seduttore di Siviglia. Fin dall’overture si è avuto modo di apprezzare la compattezza dell’Orchestra della Toscana, capace anche per tutto il resto dell’opera di restituire i colori, i respiri e l’intensità della musica del capolavoro mozartiano. Il direttore Francesco Pasqualetti ha predisposto un ottimo lavoro di concertazione sia con gli orchestrali che con i solisti e in recita è sempre presente e lucido, riuscendo a concedere il giusto respiro ai cantanti con un gesto elegante e deciso e a gestire bene alcune sfasature, che avrebbero potuto inficiare in modo grave l’esecuzione. Peccato che il coro, ristretto nel numero e sempre molto bravo scenicamente, non riesca con il suo canto a passare l’orchestra e a raggiungere l’uditorio.

1Panajotis Iconomou porta in scena un Don Giovanni nel complesso efficace scenicamente, con intuizioni musicali interessanti ma a volte non sorrette da un tecnica vocale efficace. L’assenza di mezzevoci, necessarie a sottolineare il pathos di molteplici passaggi, si accompagna a un’emissione a volte troppo spinta e a ripetuti errori di pronuncia. Molto bravo Andrea Patucelli (Leporello) sia dal punto di vista vocale che recitativo: una sviluppata sensibilità musicale e la buona preparazione tecnica gli consentono di divertirsi in scena e di far divertire il pubblico. Unica pecca una certa discontinuità nella proiezione del suono che in alcune circostanze fa fatica ad arrivare in sala.

9Dobbiamo dire purtroppo che non ci è piaciuto affatto Blagoj Nacoski (Don Ottavio): la sua voce manca di sostegno e il vibrato risulta fastidioso insieme a una seconda ottava sempre molto incerta. Gli si deve però riconoscere una certa sensibilità stilistica, che però è inficiata in modo significativo dalla goffa presenza scenica. Sbagliata la scelta di affidare il ruolo del Commendatore a Riccardo Ferrari, che non ha il timbro né il volume necessari per sostenere la parte in modo credibile. Bravo Daniele Piscopo (Masetto), che a dispetto di un’emissione un po’ gutturale riesce a mantenere il suono attaccato alla maschera e a convincere chi ascolta.

2Il versante femminile è senza ombra di dubbio quello che regala le sorprese migliori. Il mezzosoprano Agata Bienkowska, che si è esibita sotto copertura antinfiammatoria, è capace di ricorrere a tutte le sue competenze tecniche e affrontare con risolutezza, anche vocale, l’impervia partitura di Donna Elvira. Rimane la voglia di ascoltarla nel pieno delle sue forze per capire se alcuni piccoli inconvenienti siano dovuti al malessere o a un problema tecnico. Silvia Dalla Benetta ha regalato al pubblico una performance vocale eccellente, interpretando una Donna Anna più veemente di come richiederebbe la scrittura, ma pienamente convincente e apprezzata dal pubblico, che saluta entrambe le arie con applausi e ovapzioni a scena aperta. Perfetti i picchettati e da brivido i due filati della seconda aria. La scelta di un mezzosoprano per Donna Elvira è vincente in questa produzione, perché appare un giusto bilanciamento alla corposità della voce di Donna Anna. Perfetta vocalmente Lavinia Bini (Zerlina) con un’emissione sempre sul fiato e con un canto e una recitazione che non si discostano mai dallo stile del personaggio. A tal proposito va riconosciuta la bravura del primo violoncellista (Augusto Gasbarri) nel «Batti, batti o bel Masetto».

4Il tutto è arricchito dalla bella scelta registica di Enrico Castiglione, non certo nuovo al teatro di Mozart nè al “Don Giovanni”. Di solito votato a soluzioni di grande impatto visivo, come quelle per “Aida” a Siracusa la scorsa estate, ha optato stavolta per un’unica scena dall’inizio alla fine dove una parete mobile entra a coprire lo spazio della scalinata per prepararvi, ad esempio, le entrate del coro o posizionarvi la statua del Commendatore nella scena del cimitero. L’unico momento di enfasi (ma non potrebbe essere altrimenti) è riservato alla discesa di Don Giovanni all’Inferno. Una scelta vincente questa regia, perché dopo aver visto infiniti tentativi andare ben oltre il ridicolo, si apprezza il lavoro di un artista intelligente che riesce a creare un dispositivo funzionale alla musica e al canto, vale a dire alle cifre stilistiche del teatro d’opera, che è altra cosa dal cinema, dalla televisione e dalla prosa.

Pisa – TEATRO DI PISA, 12 ottobre 2014

Diego Passera

DON GIOVANNI Dramma giocoso in due atti  K 527 di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte; Prima rappresentazione: Praga, 29 ottobre 1787; Editore proprietario: Alkor/Bärenreiter, Kassel; Rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano

Maestro direttore e concertatore: Francesco Pasqualetti; Regia: Enrico Castiglione; Assistente alla regia: Lorenzo Maria Mucci; Disegno luci: Enrico Basoccu; Coro: Ars Lyrica; Maestro del coro: Marco Bargagna; Maestro al cembalo: Riccardo Mascia.

Interpreti. Panajotis Iconomou (Don Giovanni); Riccardo Ferreri (Il Commendatore); Silvia Dalla Benetta (Donna Anna); Blagoj Nacoski (Don Ottavio); Agata Bienkowska (Donna Elvira); Andrea Patucelli (Leporello); Daniele Piscopo (Masetto); Lavinia Bini (Zerlina).

Allestimento dell’Accademia Operistica Internazionale – Produzione del Teatro di Pisa

Photocredit: Massimo D’Amato.

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