Il Bambino con la Bicicletta Rossa di Giovanni Meola: in scena il caso Lavorini, piccola ossessione in versi per rievocare l’infanzia delle stragi.

 

È possibile ricostruire sulla scena, con rigore documentaristico e attraverso un’articolata partitura in versi, un tragico e intricato caso di cronaca nera che accese gli animi degli italiani più di cinquant’anni or sono?

A vedere la pièce “Il bambino con la bicicletta rossa”, scritta e diretta da Giovanni Meola, liberamente ispirata al caso Lavorini e affidata a volto, corpo e voce di un unico bravissimo interprete, Antimo Casertano, la risposta non può essere che: sì, è possibile.

Il caso Lavorini sconvolse la coscienza del nostro Paese nell’inverno del 1969: si tratta del primo caso di rapimento di un minore, Ermanno Lavorini di Viareggio, poi conclusosi, poco più di un mese dopo,  con il ritrovamento del cadavere del bambino presso la spiaggia di Vecchiano; il minore era stato rapito, invece, nella Pineta di Viareggio frequentata, nella parte cosiddetta di Ponente, da persone omosessuali costrette, all’epoca, ad incontrarsi solo clandestinamente.

La vicenda assunse tinte fosche per gli scandali che sollevò, le autorità che coinvolse e i depistaggi continui che caratterizzarono le indagini, depistaggi finalizzati, in definitiva, a mistificare la vera ragione del rapimento: la magistratura, solo nel 1977 – a distanza di ben otto anni dal rapimento e dall’omicidio del piccolo Lavorini –  legò il delitto all’eversione di destra, stabilendo definitivamente che il rapimento e il conseguente eventuale riscatto sarebbe servito a finanziare un’associazione monarchica locale.

Meola, nel suo lavoro drammaturgico e registico, ripercorre – attraverso un’insolita e densa struttura poetica – le varie fasi del drammatico accadimento, restituendo al pubblico un poema corale in cui si fissa tutto l’orrore del delitto ma anche la temperatura umana e culturale dell’Italia a ridosso degli anni di piombo, un‘Italia arretrata e nostalgica, attraversata da concreti rigurgiti fascisti, un Paese in cui l’omosessualità era percepita come abiezione e onta indelebile alla stregua, d’altronde, dell’adesione a ideologie socialiste e progressiste, soprattutto in ambienti provinciali e piccolo borghesi.

Antimo Casertano, che offre una magistrale prova d’attore, interpreta tutti i soggetti coinvolti nel fatto di cronaca: dal piccolo Lavorini, rapito mentre correva sulla sua bicicletta rossa, al giornalista Marco Nozza, le cui inchieste spinsero il giudice istruttore a ridiscutere il caso, dal colonnello de Julio, già deputato monarchico che guidò le indagini verso l’ipotesi di delitto riconducibile alla pista della pedofilia, a Rodolfo Della Latta, frequentatore della pineta in cui si incontravano i gay e appartenente, altresì, al fronte monarchico locale, passando per il sindaco socialista di Viareggio, Berchielli, poi riconosciuto innocente, per Giuseppe Zacconi, figlio del celebre attore Ermete Zacconi, che fu vittima di una terribile gogna mediatica, per il commerciante Adolfo Meciani, poi suicidatosi, accusato ingiustamente di aver ucciso il Lavorini perché – a detta degli accusatori – il bambino aveva resistito a sue ipotetiche avances sessuali e tanti altri.

Il Bambino con la Bicicletta Rossa, come puntualmente ricorda Meola nelle note di regia, nasce da una “piccola ossessione” dell’attore Antimo Casertano: ricostruire cioè la vicenda, dimenticata e sepolta nonostante il clamore enorme dell’epoca, e raccontarne i retroscena e i perché della sua scomparsa dalla memoria pubblica odierna. D’altronde – precisa sempre Meola nelle note di regia -il caso Lavorini, caso di infanzia violata e offesa, potrebbe essere considerato, come ha scritto qualche inascoltata Cassandra degli anni di piombo, una sorta di vera e propria infanzia delle stragi.

Replica del 09.12.2022, Teatro Elicantropo, Napoli

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