Homicide House o il gioco della verità di Emanuele Aldrovandi

Al Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi, debutto nazionale per uno spettacolo diretto da Marco Maccieri con la collaborazione di Gabriele Vacis.

festival_castel_dei_mondi_spettacolo_63_2(1)Andato in scena nell’ambito della diciottesima edizione del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi, il testo di Emanuele Aldrovandi, vincitore del Premio Riccione/Pier Vittorio Tondelli 2013, colpisce per la sua immediatezza e universalità. La storia è più da intendere come una parabola sui pericoli di una società che, nella sua ricerca esasperata dell’estetica, punta al successo e all’affermazione personale a discapito della sfera più spirituale e autentica. Homicide House parla di Uomo, un’identità pallida, sbiadita, che non ha nome proprio perché potrebbe essere chiunque. Ha una moglie, Donna, dei figli, una bella casa, una macchina. Dopo essersi indebitato per una vita intera, tenendo la famiglia all’oscuro di tutto, diventa vittima del suo usuraio, Camicia a pois, antagonista in tutto diverso da lui. Camicia a pois indossa infatti un panciotto, un pantalone scozzese, degli occhiali da sole e porta con sé una pistola: un personaggio quindi ben caratterizzato e malvagio – per non dire mefistofelico – a giudicare dal tono di voce e dagli sguardi. Da buon diavolo tentatore che si rispetti, Camicia a pois propone a Uomo un’alternativa ai suoi problemi di denaro: partecipare al gioco di Homicide House. In buona sostanza, l’indebitato verrà pagato per farsi uccidere da una persona facoltosa in cerca di emozioni forti. Così entra in scena la seconda antagonista, Tacchi a spillo, che con un gioco alla ricerca della verità, farà emergere – sotto minaccia ovviamente – il lato nascosto di Uomo. Un lato di cui neanche la moglie è a conoscenza. La grande bugia su cui è fondata tutta la sua vita con Donna. Il suo più grande vizio: indebitarsi per il gusto di farlo. Tacchi a spillo fungerà dunque da coscienza dell’uomo, ma sarà a sua volta portata da lui a riflettere sulla sua stessa grottesca esistenza.

I due antagonisti, così distinti da Uomo e Donna, rappresentano un mondo plastificato, malvagio, pronto a sprofondare sempre di più senza redenzione alcuna. Eppure, nei loro pensieri sadici, sono alla perenne ricerca di verità e di umanità. Camicia a pois espone le sue teorie sul libero arbitrio; Tacchi a spillo – interpretata da una bravissima Deniz Özdoğan – in ogni omicidio tenta di far emergere la natura più profonda dell’essere umano, per coglierne le sfaccettature più nascoste.

La scena, minimalista e contemporanea, presenta esclusivamente un tavolo e una sedia, i quali – alla presenza degli antagonisti – rimangono spesso sospesi nel vuoto, quasi ad indicare una concreta sospensione della realtà e del quotidiano. Preponderante è la scelta del colore giallo per gli oggetti di scena e per il fondale. Un giallo che, insieme al suono scelto per il cambio di scena, provoca in chi lo osserva un senso di fastidio, quasi a voler riflettere sullo spettatore la sinistra condizione nella quale si trova quella società che ha ormai perso i suoi punti di riferimento. L’uomo tenderà alla superficialità, alla finzione, oppure metterà in mostra le sue debolezze e la sua autenticità? Il finale resta aperto alla fantasia dello spettatore.

Un plauso va fatto – se fosse ancora necessario – al testo di Aldrovandi, che mescola con disinvoltura monologhi sul libero arbitrio e sulle dicotomie “vero-falso”, “libertà-prigionia”, con intensi dialoghi botta e risposta pieni di ironia e – a tratti – comicità.

Alessandra Lacavalla

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