“Gli smarriti”, il teatro dark di Antonio Mocciola
che rinuncia al tempo, e allo spazio

Chi sono questi due ragazzi persi in uno spazio senza tempo, vestiti in modo improbabile (lui è sempre a piedi nudi, lei è una ragazza vestita da “sciura”), imbucati in una festa senza torte, e soprattutto senza invitati? Quale rapporto li lega, quale passato li accomuna? E soprattutto, esistono veramente?

Questi ed altri sono gli interrogativi di un testo tagliente e tesissimo, che Antonio Mocciola affida alla regia di Giuseppe Fiscariello, coadiuvato da Livia Berté, e a due attori di grande temperatura come Ilaria Buonaiuto e Vittorio Brandi. Un continuo cambio di toni e prospettive, in una girandola di contraddizioni che esplodono in un finale di quieta catastrofe emotiva. Tutto incoerente, in apparenza, e invece “Gli smarriti” è una sorprendente pièce che attinge al thriller, sfiora al melodramma, ma è pura poesia. Poesia dark, certo, senza respiri nè concessioni al lirismo (se non in pillole velenosissime).

La commedia è raccontata con severità, il dolore quasi con incosciente allegria. E’ questo il colpo di genio di un testo aggressivo e rapido come un morso di iena, con una regia che lascia stendere le parole con adesione e con creatività (bellissime le controscene durante i monologhi), cui il piccolo spazio del Cts di Caserta diretto da Angelo Bove dona la giusta dose di claustrofobia.

Ilaria Buonaiuto (Elena), il cui make-up di brillante ferocia è stato curato da Rosaria Cortese, varia le intenzioni con buon controllo, risultando folle, sinistra e rassicurante con disinvolto mestiere, mentre Vittorio Brandi regala al suo personaggio (Martino) indimenticabili momenti di tenerezza, spaesamento e freddissimo livore, sfoderando un nudo integrale che esprime prostrazione (ma anche imprevedibile masochismo), aderendo perfettamente alla cifra stilistica dell’autore, che ne ha fatto negli anni un preciso, riconoscibile – e coerente – linguaggio scenico.

La sensazione é che “Gli smarriti” potrebbe davvero diventare una piccola gemma pronta a brillare nella prossima stagione, dopo questo allestimento sperimentale che lascia intravedere un potenziale dinamitardo.

Applausi convinti (e un po’ turbati) della piccola sala. Forse, in ognuno di noi, vive uno smarrito.

Francesco Di Maso

 

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