Il gioco serio dell’attore

Oggi ho avuto il piacere di intervistare Giorgio Pasotti, brillante attore e regista di grande talento.

Buongiorno Giorgio, come sta?

Molto bene, grazie!

Come nasce il suo amore per le arti marziali giapponesi?

Mio padre mi portò in palestra all’età di 5 anni a fare Karatè, da lì in poi fu un amore mai esaurito.

Che ricordo ha del periodo di Distretto di Polizia?

Di quel periodo ho un ricordo stupendo; una squadra di attori-amici fantastica. Un gruppo così coeso e complice da far sembrare tutto facile. Una magia. Grande capacità e visione fu anche quella del produttore Pietro Valsecchi, che ha saputo mettere insieme questo team. Un plauso anche alla regista Monica Vullo.

Ha qualche rimpianto?

Forse uno: quello di non aver mai interpretato un pugile. Ma c’è ancora tempo!

Quale grande film internazionale le sarebbe piaciuto girare?

Ce ne sono molti, difficile scegliere: praticamente tutti quelli di Oliver Stone e tutti quelli di Bergman. E anche tutti i film di Fellini.

A quale set che ha vissuto è maggiormente legato?

Ricordo con grande piacere il set di Muccino L’ultimo bacio. Tra amici che stimo e a cui voglio un gran bene.

Cosa rappresenta per lei la recitazione?

La recitazione rappresenta per me un gioco molto serio e fantastico. Un modo per stimolare un pensiero e un’emozione allo stesso tempo.

Quale ruolo proprio non vorrebbe interpretare in un film?

Non esiste un ruolo che non vorrei interpretare! Mi piace trovare qualcosa in ogni personaggio, anche in quelli con dei lati oscuri o cattivi. Questo è il compito di un attore: scavare e andare a fondo!

Cosa consiglierebbe ad un attore alle prime armi?

Consiglierei di trovarsi un lavoro e vivere questa professione meravigliosa ma crudele come un hobby, lo si vivrebbe in maniera più sana.

 

Valerio Molinaro

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