Gaetano Cosìcomè, tra rivendicazione e solitudine, l’intensa narrazione di un maturo coming out.

Le note di regia di Gaetano Cosìcomè chiariscono immediatamente il significato che è necessario attribuire al titolo di quest’intensa messinscena scritta dall’autore e giornalista Salvatore Rizzo e magistralmente interpretata da Filippo Luna: Gaetano Cosìcomè. Come fosse un cognome, come se lo avesse acquisito, nascendo, all’anagrafe. Come un segno identitario, come a dire «Gaetano è questo, se vi va. E basta».

In effetti, la storia di Gaetano, assimilabile alla storia di tanti omosessuali costretti a lasciare il paese d’origine per emanciparsi lontano da castranti dinamiche omofobiche familiari e domestiche, è la storia sofferta e tormentata di un omosessuale adulto che vive consapevolmente la sua condizione in Germania e che, pressato peraltro dalle richieste del compagno, affronta l’idea di fare coming out nella sua famiglia d’origine, intrisa di maschilismo e violenza, in Sicilia, per uscire dalla menzogna e farsi riconoscere per ciò che è ed è sempre stato.

Gaetano sa di essere intrappolato in una prigione che è prima di tutto una prigione interiore, psicologica, una prigione che la potente regia di Vincenzo Pirrotta rende concreta grazie ad una funzionale e suggestiva installazione scenografica costituita da pesanti tubi innocenti di ferro e affilatissime e irregolari superfici riflettenti, istallazione realizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli – Corso di Scenografia Prof. Luigi Ferrigno, in cui si muove, come una preda in gabbia, il protagonista della pièce.

La voce e i gesti di Gaetano restituiscono, infatti, al pubblico tutta l’angoscia e l’affanno provato da chi trascorre l’intera esistenza segregato in uno stato di mortificazione, di rifiuto e di negazione, uno stato che prescinde dalla libertà di azione o movimento conquistate nel tempo, sperimentando compromessi e trovando proficue soluzioni alternative, uno stato che, interiorizzato fin dai tempi dell’infanzia, diventa una specie di dolorosissimo habitus mentale, un tratto inalienabile con cui Gaetano è costretto a fare i conti, soprattutto nel momento in cui cerca di uscire dalla doppiezza dei suoi comportamenti per sbriciolare a casa sua il muro d’estraneità con cui ha nascosto, per anni, la sua vita, quella vera.

Infine, il testo di Salvatore Rizzo, testo di evidente valore rivendicativo, oltre ad incontrare la sensibilità e la bravura di Filippo Luna e la visione potente di Vincenzo Pirrotta, viene esaltato anche dalla vigorosa e originale esecuzione musicale dal vivo di Maurizio Capone, musicista e cantautore di riferimento della scena artistica sperimentale italiana, da sempre impegnato nella promozione dell’antirazzismo, della solidarietà e dell’ecologismo militante, che da anni porta aventi una ricerca incentrata sulla creazione e sull’utilizzazione di strumenti nati da materiali di scarto e dalla riconversione di oggetti d’uso comune dai quali – come nel caso dell’accompagnamento musicale di questa messinscena – riesce a trarre suoni e ritmi intensi, prorompenti, inediti e vibranti.

Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli, replica del 12 gennaio 2023.

Share the Post:

Leggi anche