“Il visitatore”, Freud vs Freud

23102013-DSC_8326Correva l’anno 1938. Vienna, casa di Freud. Ormai i nazisti assediano la città e dalla finestra arrivano i cori della Gestapo. Il padre della psicoanalisi sta per vivere l’ora più buia della sua vita. Ma non tutto è perduto, dal momento che uno sconosciuto si introduce in casa e chiede di essere ascoltato. Freud decide di accoglierlo con un “Sì” disperato; eppure il visitatore è ben più di ciò che sembra. Chi è questo pazzo? Sarà davvero chi dice di essere o è uno squilibrato megalomane?13

Il visitatore” è una commedia del belga Eric Emmanuel Schmitt, scritta nel 1993 e vincitrice di tre Premi Molière, fu messa in scena per la prima in Italia nel 1996 (regia di Antonio Calenda), e poi 10 anni dopo (per iniziativa di Marco Predieri). Oggi è la volta di Valerio Binasco, regista e attore di scuola genovese.

Alessandro Haber è un Freud vecchio e malato, caratterizzato dal passo incerto, dal tremore delle mani, dal respiro soffocato; Alessio Boni è un visitatore in bilico fra consapevolezza e follia, uno spiritello leggero e agile nella scenografia. I due intessono un dialogo geniale che mira ai massimi sistemi dell’esistenza: la fede, la superbia, la solitudine, la Storia, l’esistenza di Dio, la sua negazione. Seguirà un aspro confronto sino alla domanda cruciale: come può Dio permettere che accada il male?

Gli attori, nel corso dell’intricata discussione, tengono viva la tensione e generano una relazione talvolta complice e dolce come la musica che li accompagna, ma spesso collerica e avversa; la rabbia si alimenta in un climax che esplode in momenti di puro sarcasmo, senza mai venir meno alla forte empatia e immedesimazione nei personaggi. Il contrasto caldo-freddo, già evidente dai costumi, viene sottolineato dalle luci che disegnano gli spazi. Da parte sua, lo spettatore potrà sentire le tematiche come proprie, proprio per l’universalità del messaggio e per il gusto delle battute-aforisma.

5665-IL-VISITATORE-Alessio-Boni-Alessandro-HaberIn questa commedia si riconoscono i temi cari a Schmitt: la filosofia e la religione in primis, ma anche la forte introspezione psicologica dei personaggi, la parola e la musica che sono in grado di avvicinare gli uomini. Un contenuto ampio ma non banale per uno spettacolo intelligente e ben realizzato, che riesce ad emozionare per l’autenticità della recitazione e la sensibilità dei piccoli gesti. Si può dire che il punto di vista originale permea molte opere del nostro autore, come nel romanzo ucronico “La parte dell’Altro” in cui immagina la vita alternativa di Hitler se fosse entrato all’Accademia di Belle Arti di Vienna.

Sarà che gli sguardi degli attori brillano attraverso la sala dall’inizio alla fine? O sarà che i personaggi si lanciano domande che sono accuse, lasciando ad ognuno la possibilità di dare una risposta nel corso della vita? Qualunque sia la risposta, questo “Visitatore” al teatro Quirino è uno spettacolo potente che lascia stupefatti.

E a pensarci bene…dubbio e fede non saranno la stessa cosa?

 

Roma, teatro Quirino, 25 novembre 2014

 

Alice Palombarani

 

Goldenart Production

Alessandro Haber, Alessio Boni

IL VISITATORE

Di: Eric-Emmanuel Schmitt

Traduzione e adattamento: Valerio Binasco

E con: Nicoletta Robello Bracciforti, Alessandro Tedeschi

Musiche: Arturo Annecchino

Scene: Carlo De Marino

Costumi: Sandra Cardini

Regia: Valerio Binasco

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