“…E poi sono morto”, Vincenzo Albano incontra la drammaturgia di Francesco Silvestri

FOTO LIBRO ALBANO“…E poi sono morto. La drammaturgia non postuma di Francesco Silvestri” di Vincenzo Albano 

Il volume di Vincenzo Albano accompagna nei meandri della drammaturgia di Francesco Silvestri dipanandosi tra vita e scrittura. 

Ci sono diversi modi per scrivere la biografia di un autore di teatro, ma di solito si preferisce farlo post mortem, quando la sua produzione artistica è considerata davvero conclusa. Molti, infatti, sostengono che sia “troppo difficile” scrivere di un autore ancora in vita sia perché il suo stile e la sua poetica possono ancora cambiare, sia perché potrebbe non essere d’accordo con la critica in atto. Nel caso di Francesco Silvestri, invece, è stata compiuta un’operazione diversa poiché l’autore è tuttora vivente: si tratta, però, di una drammaturgia “interrotta” da Silvestri in un certo momento della sua vita, quando ha volontariamente deciso di “occuparsi d’altro”. Vincenzo Albano, autore del volume “…E poi sono morto. La drammaturgia non postuma di Francesco Silvestri”, ha quindi iniziato partendo proprio dalla “fine” (ossia dall’ultima opera scritta da Silvestri) perché «non è l’inizio di un blocco creativo, piuttosto l’ingresso privilegiato da cui partire alla ricerca del senso di un intero teatro e di una risposta ai silenzi assolutamente personale».

Vincenzo Albano, laureato in Lettere Moderne all’Università di Salerno e attento collaboratore del gruppo di ricerca coordinato dalla professoressa Antonia Lezza, ha pubblicato questa biografia “non postuma” per la Libreria Dante & Descartes nel 2013. In verità una prima ricerca su Francesco Silvestri Albano l’aveva intrapresa anni addietro per la sua tesi di laurea, il cui risultato è consultabile online nel sito Teatro Napoletano diretto da Antonia Lezza, docente che con impegno costante lavora per dare visibilità alla drammaturgia napoletana del Novecento dimostrandone il valore artistico universale e internazionale. Il gruppo di ricerca guidato dalla prof.ssa Lezza, infatti, ha negli anni prodotto contributi importantissimi per guardare i drammaturghi napoletani da una prospettiva ben diversa da quella della “vecchia letteratura”, fortemente legata a Eduardo De Filippo e ai cliché della teatralità partenopea. Francesco Silvestri, attore, regista e autore, si è formato all’interno di quella realtà artistica che operava fuori dai grandi teatri, nelle cantine, in mezzo a voci tutt’altro che consolatorie, tra cui Annibale Ruccello ed Enzo Moscato con cui ha condiviso diverse esperienze di spettacolo.

Gli studi di Vincenzo Albano, che sono continuati anche dopo la laurea, sono poi collimati in questo volume arricchito ulteriormente dalla possibilità di confrontarsi direttamente con il suo “oggetto di studio”: Francesco Silvestri appunto. Tra i documenti utilizzati per la stesura del testo, infatti, compare un’intervista all’attore/regista/autore a cura dello studioso datata maggio-settembre 2005. Risulta interessante la scelta di Albano di far parlare direttamente i testi di Silvestri, accompagnati da un commento critico mai invasivo. Non c’è alcuna pretesa, come spesso avviene, di interpretazione personale. Il suo lavoro dimostra che se da un lato è difficile ricostruire l’opera drammaturgica di un autore vivente la cui presenza non la rende definitivamente “esaurita”, dall’altro permette di riflettere insieme a lui sulla sua poetica, spesso evitando inutili fraintendimenti.

Albano, proprio con l’intento di dar voce direttamente al drammaturgo “senza mettersi in mezzo”, ha prima di tutto pubblicato integralmente l’ultimo testo scritto dall’artista, “Piume”, una specie di sintesi del vissuto, dell’arte e dell’interiorità di Francesco Silvestri. In esso emerge il tocco fiabesco e visionario, ma tutt’altro che spensierato: sono fiabe crude, intrise di dolore, talvolta crudeli. Il quotidiano è una presenza ingombrante tra personaggi fantasiosi come Joker, L’Uomo dei Racconti, L’Enigmista, L’Uomo Obeso ecc. Silvestri parla agli adulti, sebbene si sia occupato anche di teatro per ragazzi. Le sue favole sono fantasie, illusioni, vie di fuga dalla realtà, dal male del mondo. In una forma catartica l’artista si era gettato nel teatro, scrivendo e interpretando le sue opere. Ma non basta per liberarsi quando vita e arte diventano un tutt’uno.

Il volume di Vincenzo Albano è diviso in cinque capitoli. Colpisce come il linguaggio usato dall’autore di questo saggio si accosti alla visionarietà di Silvestri stesso, come se a volte i due stili di scrittura si incontrassero. Si percepisce un’immersione totale da parte di Albano nel mondo teatrale di Silvestri. Nel primo capitolo viene subito presentata l’opera «dove tutto è finito». In “Piume” compaiono personaggi imprigionati nella loro stessa esistenza, alla ricerca di un senso e anche di una via di uscita, anzi di una «uscita di emergenza». Sebbene i loro drammi siano reali, Silvestri li spersonifica, calando queste figure folli in un mondo fantastico. Nel II capitolo Albano ricostruisce la carriera di Francesco Silvestri all’interno del panorama teatrale napoletano (si tratta degli anni in cui si afferma quella che viene chiamata da Luciana Libero “Nuova Drammaturgia”): anche in questo caso l’autore preferisce lasciar parlare direttamente l’artista riportando l’intervista di qualche anno fa.

Alla fine della biografia inizia una rassegna di testi (III capitolo), una messa a fuoco in cui la riflessione critica lascia spazio alla voce dell’opera per comprenderne meglio il senso più profondo. Lo scopo è quello di guidare il lettore (e qui urge specificare il valore che Albano da’ a questa parola poiché viene più volte sottolineata la letterarietà della produzione di Silvestri) attraverso i testi, conoscendo da vicino i personaggi, anime innocenti «percosse dalla crudeltà quotidiana». Si incontrano l’illusa protagonista di “Mon enfant”, Martin e i suoi amici alle prese con una lotta bizzarra in “La guerra di Martin”, il ritardato mentale di “Effetto C.C. (Il topolino Crick), i teneri amanti di “Saro e la rosa”, gli emarginati personaggi di “Angeli all’inferno”, le voci dure e violente di “Storiacce”, l’amore incondizionato e disperato di “Fratellini” e così via.

Non esiste l’ordinario in questi mondi, solo l’emergenza di evasione in una realtà immaginifica, avventurosa, illusoria e straordinaria. Solo dopo aver fatto parlare le opere Vincenzo Albano traccia, nel IV capitolo, un’analisi della poetica di Francesco Silvestri, riflette sulla sua letterarietà, sul suo stile fantasmatico, sul suo bisogno di costruire spazi fuori del tempo (luoghi del possibile), sui personaggi usciti da fiabe e fumetti e “corrotti” dal mondo concreto. Infine l’autore propone una «Ricostruzione di un archivio», frutto di un lavoro di ricerca accurato e scrupoloso, volto a elencare e sistemare tutte le fonti utili per lo studio della drammaturgia e della carriera artistica di Francesco Silvestri: “Teatrografia”, “Francesco Silvestri attore e regista” (una sorta di Curriculum Vitae), “Per una bibliografia di Francesco Silvestri (con “inediti” e “editi”), “Articoli”, “Interviste”, “Riferimenti bibliografici”, “Sitografia”.

Vincenzo Albano, …E poi sono morto. La drammaturgia non postuma di Francesco Silvestri, Libreria Dante & Descartes, Napoli, 2013 – ISBN 978-88-6157-106-8

Mariagiovanna Grifi 

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