“De Tacos y Carmin”, viaggio a Buenos Aires

Grande successo per lo spettacolo in prima nazionale di Donatella Alamprese che apre la trentesima stagione del Teatro di Cestello dopo la sua tournée in Giappone.

Si dice che «non può fare tango chi non ha visto un tramonto a Buenos Aires»; Donatella Alamprese deve aver assistito molte volte a quel calar del sole considerando che in “De Tacos y Carmin (con tacchi e rossetto). Il Tango raccontato dall’altra metà del cielo” non ha cantato solo il tango, ma ha davvero concesso l’occasione di sentirsi fisicamente sulla riva destra del Rio de la Plata. La trentesima stagione del Teatro di Cestello si apre con lo spettacolo in prima nazionale di un’artista eclettica appena tornata da una fortunata tournée in Giappone, accompagnata dalla chitarra di Marco Giacomini e dalla delicata narrazione di Rubén Andrés Costanzo. Tre soli elementi fisici presenti in scena come tre sono i linguaggi attraverso cui è stato possibile ritrovare la purezza e le radici del celebre genere argentino.

Tango non è solo il ballo sensuale tra un uomo e una donna, tango è prima di tutto musica, voce, offerta d’amore, denuncia ma soprattutto coraggio; la Alamprese ha voluto portare in scena i cento anni di vita del genere dal punto di vista delle donne, o meglio dell’“esercito” di un gentil sesso audace e vigoroso che ha raccontato e racconta da un secolo le storie intense di vita argentina. “De Tacos y Carmin” è prima di tutto il desiderio di illustrare per decadi l’affermarsi di un vero e proprio “movimento” musicale dagli esordi ai giorni nostri, attraverso dati storici precisi e interessanti curiosità introdotte dal racconto di Rubén Andrés Costanzo. Sul palcoscenico è stata presentata quindi l’evoluzione di un linguaggio artistico nato come espressione popolare, ma che ha conquistato velocemente tutto il mondo. Così, in un’atmosfera tanto calda e raccolta da dare davvero l’impressione di essere in un salotto ad ascoltare racconti su Buenos Aires, la Alamprese ha cantato le storie di coloro che da Flora Rodriguez, pioniera del genere, passando per Rosita Quiroga, «la primera cantante arrabalera del tango»,  fino ad arrivare a interpreti come Amelita Baltar pupilla di Piazzolla, hanno creduto nelle capacità comunicative di un fare musica carico, ora come allora, delle passioni dell’animo umano.

Le sofferenze, i tormenti, gli amori non corrisposti, il bisogno delle donne di andare alla ricerca di pseudonimi maschili per celarsi dietro la denuncia del proprio dolore hanno avuto qui anche dei chiari riferimenti cromatici: il colore del sangue, dei muscoli e del cuore sposati con i toni più cupi dell’autorità e del potere. Il significato delle storie che sono state narrate è stato dunque rilevato dai pochi ma fondamentali elementi rossi e neri presenti in palcoscenico: dalla rosa nei capelli della Alamprese, alle scarpe col tacco, all’abito lungo e al rossetto, tutti dettagli rossi e simboli allo stesso tempo di una marcata femminilità, di un essere donna. Il nero è stato poi lo sfondo a contrasto in cui certi elementi sono potuti emergere con maggior energia, come lo scenario complicato e confuso in cui il tango ha trovato terreno fertile in cui attecchire.

La voce di Donatella Alamprese è stata in questa occasione come il ponte che ha legato il presente ai tempi dello sviluppo di un genere musicale di cui lei oggi si fa “ambasciatrice”; la cantante potentina infatti celebra il tango come un’autentica argentina, che attraverso esperienze di questo tipo può rintracciare ogni volta anche il legame con dei nonni originari di Buenos Aires il cui figlio, dopo la gioventù, non è mai potuto tornare nella terra di origine. «Cantare il tango mi permette di ritrovarmi ma soprattutto di ritrovare inizialmente questa connessione intima con la figura di mio padre, e questo ha fatto sì che accadessero anche tante cose magiche», afferma la Alamprese: questo ammette di capire le modalità con cui un’artista non canta per il solo piacere di farlo, ma per la necessità di sentire certi stimoli e perché la sua voce sia densa di significati a cui ognuno potrà legare le proprie storie.

Firenze – Teatro di Cestello, 16 ottobre 2015

Laura Sciortino

DE TACOS Y CARMIN (CON TACCHI E ROSSETTO) Di e con: Donatella Alamprese; Chitarra: Marco Giacomini; narratore: Rubén Andrés Costanzo.

Share the Post:

Leggi anche