Con Georgios Katsantonis
sulle tracce di Eduardo in Grecia

giorgioAvete mai pensato all’eco che alcuni nostri autori hanno avuto all’estero? Per un paese come il nostro, malato di esterofilia, per molti può essere sorprendente constatare quanto il genio italiano sia apprezzato fuori dai nostri confini, e non parliamo dei soliti geni rinascimentali.

Eduardo De Filippo, uno dei più grandi drammaturghi dello scorso secolo, e di cui ricorre proprio quest’anno il trentennale della scomparsa, era molto noto ed amato in Grecia. Quando morì, Georgios Katsantonis non era neppure nato. Eppure si deve a questo giovanissimo studioso di Patrasso la prima pubblicazione su Eduardo in Grecia, e della sua fortuna presso pubblico e critica.

Ho amato da subito l’Italia, che per certi versi mi ricorda il mio paese, e soprattutto il sud Italia, vero scrigno di tesori. Da studioso, ho notato che non esisteva nessuna fonte bibliografica su Eduardo in Grecia, e l’idea di pubblicare un saggio inedito mi solleticava. L’indagine va intesa come una ricerca autonoma indipendente sulla fortuna di De Filippo nel mio paese, si tratta di un’altra sfera semantica della sua drammaturgia che viene spesso tralasciata dalla critica eduardiana. Ho diviso questa monografia in tre capitoli: il teatro d’arte di Karolos Koun, il teatro nazionale greco di Atene e il teatro nazionale della Grecia del Nord (Salonicco). L’ho pubblicato con Ilmiolibro.it, e si conclude con una post-fazione firmata da Errikos Belies, ovvero il traduttore in greco di “Filumena Marturano”, una delle opere eduardiane più apprezzate da noi”.

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Contagioso l’entusiasmo di questo ragazzo greco dagli occhi brillanti, innamorato della cultura, e quindi della vita.

Non ho scritto questo saggio per fama, o per lucro. E’ stata una folgorazione. Eduardo mi apparve la prima volta in foto, mentre ero in biblioteca. Poi ho recuperato informazioni ovunque, anche su youtube. Era destino che ne parlassi, prima o poi...”.

Che opinione ti sei fatto di Eduardo artista ed Eduardo persona? “Drammaturgicamente è stato molto intelligente a scrivere in italiano, mescolando tragedia a commedia. Come uomo mi è sembrato invece problematico. Non giudico, ma alcune sue vicende umane mi hanno lasciato l’amaro in bocca”.

Ci sono anche delle chicche nel tuo libro…

Si, ad esempio si crede che la prima rappresentazione all’estero di un testo eduardiano sia stata nel 1955 a Parigi nel teatro di Sarah Bernardht, e invece fu ben sette anni prima, al teatro d’arte di Karolos Koun, che propose “Questi fantasmi”. Koun è stato un maestro dell’avanguardia, dando un taglio alle tragedie della Grecia Antica, e portando Pirandello, Brecht, Ibsen. Un vero innovatore”.

Non solo Eduardo, comunque, nel tuo curriculum…

Ho adattato per il teatro “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci, da noi molto amata per aver contribuito alla caduta dei colonnelli, oltre che per il suo talento. Ma ho anche tradotto per il teatro “Gomorra” di Saviano”.

Parla perfettamente quattro lingue, si sposta tra due paesi continuamente. Ma dov’è il cuore di Georgios Katsantonis? “Dove corre la vita, sempre”.

Antonio Mocciola

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