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Cessi pubblici: uno sguardo alternativo sulla Cina di oggi

Va dato atto a Sergio Basso di un’operazione culturale coraggiosa e meritoria: con la messinscena di Cessi pubblici ha consentito al pubblico milanese di scoprire un importante drammaturgo cinese, Guo Shixing, nato a Pechino sessantacinque anni fa, ma pressoché sconosciuto in occidente.

In effetti, per chi cerca di individuare quale realtà si nasconde al di là dei cascami di impronta hollywoodiana che lo stato ama esportare, la Cina continua a costituire un impenetrabile, mistero; tanto più inquietante, in quanto in permanente divenire.

Con Cessi pubblici (la stesura inizia nel’98, ma il lavoro va in scena solo nel 2004) Guo Shixing tratteggia un quadro storico, scandito in tre giornate distanti un decennio l’una all’altra: dalla metà degli anni Settanta alla metà degli anni Novanta; e lo fa ricorrendo a un espediente narrativo e drammaturgico molto particolare: per così dire, di quinta. Ricordate quel geniale e fascinoso film di Ettore Scola, Ballando ballando, che in quasi due ore (senza una sola parola) fa scorrere sullo schermo quasi cinquant’anni di storia francese, sempre dall’interno di una sala da ballo? Qui l’autore compie un’operazione analoga, ma assume un angolo visuale ancora più radicalmente alternativo e spiazzante: l’interno di un cesso pubblico.

cessi pubbliciSergio Basso, forte di una buona conoscenza della lingua e della cultura cinese, si è cimentato nell’ardua impresa di tradurre il testo, e di adattarlo drammaturgicamente a una dimensione praticabile su palcoscenici italiani. Una scommessa arrischiata, dato che l’originale prevedeva oltre una ventina di personaggi, e una scenografia impegnativa.

La dozzina di attori coinvolti nell’impresa si danno senza risparmio, riversando sul pubblico la loro contagiosa energia. Per tutti, da citare almeno Francesco Meola, nel ruolo del giovane, problematico guardiano dei bagni pubblici; Cristina Castigliola nel ruolo del padre; la vitale, avvenente oltre che brava Elena Nico; Matthieu Pastore, ambiguo funzionario ministeriale.

Nell’ora e mezza di spettacolo si apre qualche inaspettato squarcio sulla realtà pressoché ignota della Cina del presente – o almeno di un passato prossimo. Tuttavia, al talentuoso ma autoreferenziale Sergio Basso sembra mancare una sufficiente maturità di mestiere teatrale, che neppure il supporto professionale di Karina Arutyunyan, titolare dell’acting coach (ma quando mai si ritornerà a scrivere in italiano?) riesce a compensare. Il sovraccarico di simboli, i diversi ruoli di personaggi maschili inspiegabilmente affidati a donne (a volte, per di più in abiti femminili), la concitazione, a tratti non controllata, rendono non sempre agevole seguire la vicenda, la scansione storica e, di conseguenza, cogliere le suggestioni sociologiche che ne deriverebbero.

Ed è un peccato, perché un’operazione di questo impegno poteva fornire delle chiavi di lettura illuminanti per penetrare quell’immenso e sconosciuto subcontinente. Un’occasione mancata.

 

Claudio Facchinelli

 

Cessi pubblici, di Guo Shixing

Regia e traduzione di Sergio Basso; acting coach di Karina Arutyunyan; assistente alla regia Lucia Messina; disegno luci di Domenico Cicchetti; realizzazione scenica di Federica Pellati; direzione dei cori di Camilla Barbarito

Con: Lidia Castella, Cristina Castigliola, Federico Dilirio, Mele Ferrarini, Mattia Giordano, Eva Martucci, Paolo Mazzanti, Francesco Meola, Elena Nico, Matthieu Pastore, Alessandra Raichi

Produzione Teatraz

Prima europea

Visto a Milano al Teatro Filodrammatici il 22 febbraio 2017

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