Alla mia età mi nascondo ancora per fumare

Non è facile, con la foto di Reyhaneh Jabbari, impiccata pochi giorni fa a Teheran, ancora sulle prime pagine dei giornali, parlare dello spettacolo visto al Ringhiera di Milano.

Le scenografie, le idee di regia si sfaldano nella mente, le valutazioni estetiche sbiadiscono, oltre a sembrare incongrue, quasi blasfeme, e dello spettacolo sembra rimanere solo il ricordo del sangue che cola dal braccio alzato di Arianna Scommegna, nel suo ultimo, disperato monologo. Una perorazione simbolica, perché anche la donna algerina cui lei presta la voce e il corpo nervoso, in quel momento è già morta, uccisa dalla violenza bruta di una cultura di morte. Come Reyhaneh.

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Photo by Serena Serrani

Sale una rabbia sorda, non solo per quegli aspetti dell’Islam che non si possono accettare, ma anche per il mondo occidentale, quello che detiene il potere politico ed economico sull’intero pianeta, che fa gli affari col Medio Oriente, e che non sa urlare il suo sdegno in modo chiaro e forte.

Siamo colti da un doloroso senso di impotenza ma, non fare niente, è troppo poco. Anche da uno spettacolo teatrale si può levare una voce che contribuisca a non rendere inutile il martirio di Reyhaneh, a sostegno di tutte le donne che, dal Marocco al Pakistan, sono private della loro dignità, offese, conculcate, stuprate, uccise. Dall’indomani della impiccagione di Reyhaneh Jabbari, la compagnia ha deciso di ricordarla a conclusione di ogni replica.

E allora il recensore riesce a superare il suo disagio, perché gli sembra che, parlare di Alla mia età mi nascondo ancora per fumare, di Rayhana, abbia un senso. L’autrice è una donna algerina che vive in Francia, della quale è arduo trovare notizie, neppure in rete; che firma con uno pseudonimo (non so se casuale, ma inquietante l’assonanza fra questo e il nome di Reyhaneh Jabbari), per evitare ulteriori rappresaglie, che le impedirebbero di proseguire la battaglia civile che combatte con le armi del teatro. La regia è di Serena Sinigaglia, che ha messo insieme un gruppo di otto donne, per lo più attrici storiche della compagnia: un coro di voci che si intrecciano in un rapporto dialettico su quella che Serena definisce la “difficile convivenza con la cultura patriarcale, estremista, bigotta, violenta e repressiva dei propri uomini”; una concordia discors ove trova spazio pure chi, ancorché donna, accetta e difende l’odioso ordine morale imposto dal maschio.

Questo coro è condotto dalla bravissima Marcela Serli che, prima di vestire panni della direttrice del hammam (un bagno turco), offre di spalle l’immagine fugace di una fascinosa nudità, come a ricordarci l’identità profonda ed indifesa del suo genere, avvilito anche in concreto dall’abito che è costretta ad assumere. Bella l’intuizione registica e scenografica dell’acqua, in cui sguazzano le donne; le loro grida dal sapore tribale (una manifestazione femminile di gioia, diffusa dal Magreb fino al Medio Oriente) che si levano da quel coro, così come l’ossessivo, ricorrente bussare alla porta della crescente moltitudine di maschi rabbiosi, sempre più minacciosa, determinata a far giustizia, rumore prodotto a vista dal percuotere in scena quei libri sacri, ambigua fonte di una morale misogina.

Forse alcuni snodi narrativi peccano di ingenuità, ma la solidarietà trasversale, tutta femminile, che si impone nell’emergenza di un  parto (c’è una donna incinta, non sposata, che cerca rifugio dalla rabbia dei parenti che vogliono punire il suo peccato con la morte), è un messaggio di alto valore etico, che lo spettacolo veicola senza forzature ideologiche.

La tragica vicenda di Reyhaneh Jabbari ci mostra che, per affermare certi valori fondamentali, questa sventurata terra ha ancora bisogno di eroi – e di martiri.

 

Claudio Facchinelli

 

 

Alla mia età mi nascondo ancora per fumare

di Rayhana

Traduzione di Mariella Fenoglio

Regia di Serena Sinigaglia

Con: Anna Coppola, Matilde Facheris, Mariangela Granelli, Annagaia Marchioro, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Marcela Serli, Chiara Stoppa

Coproduzione ATIR Teatro Ringhiera e Theater tri-bühne Stuttgart

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