A Firenze rinasce il Museo dell’Opera del Duomo

Opera del Duomo, Facciata del Duomo_AQ08396_1FIRENZE Ha riaperto con uno scenografico allestimento il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, una delle più grandi raccolte al mondo di scultura monumentale, con oltre 750 opere tra statue, rilievi in marmo, bronzo e argento, di cui duecento visibili dal pubblico per la prima volta. Tra queste capolavori di artisti come Andrea Pisano, Lorenzo Ghiberti, Luca della Robbia, Donatello e Michelangelo. Quasi tutti realizzati per decorare gli esterni e gli interni di tre edifici religiosi: la Cattedrale di Santa Maria del Fiore (Duomo), il Battistero di San Giovanni e il Campanile di Giotto. Tra il patrimonio dell’istituzione anche dipinti, oreficerie, progetti, modelli e disegni relativi al complesso monumentale, libri liturgici miniati, paramenti sacri e reperti archeologici. Il rinnovato percorso espositivo, che segue un ordine cronologico dal piano terra sino al secondo piano, racconta una plurisecolare storia artistica che si può simbolicamente far iniziare l’8 settembre 1296, giorno in cui fu avviata la costruzione di nuova cattedrale sulle rovine della precedente chiesa di Santa Reparata.

Si comincia con la Sala dell’antica facciata e la scenografica rievocazione della piazza tra la cattedrale e il battistero, che da sola varrebbe la visita al museo. In uno spazio lungo oltre trentasei metri è presentato l’imponente modello in scala 1:1 della facciata trecentesca ideata da Arnolfo di Cambio, mai finita e smantellata nel 1587. Ricostruita sulla base di un disegno cinquecentesco di Bernardino Poccetti, è ornata con copie delle quaranta statue scolpite tra gli inizi del Trecento e il primo Quattrocento da artisti quali Nanni di Banco e Donatello. Gli originali sono invece opportunamente posti in basso, e dunque visionabili da vicino. Al centro due grandi sarcofagi romani che per tutto il Medioevo e il Rinascimento furono visibili nella piazza. Mentre sul lato opposto, in teche altrettanto imponenti, le porte del Battistero sovrastate dai monumentali gruppi statuari cinquecenteschi. Già in loco la celebre porta del Paradiso e quella Nord, mentre la porta Sud di Andrea Pisano è ancora in restauro presso l’Opificio delle pietre dure.

Seguono poi altri ambienti spettacolari come la Galleria del campanile di Giotto con le cinquantaquattro formelle e le statue a grandezza naturale (tra cui vanno almeno ricordati gli straordinari profeti di Donatello: “Abacuc”, “Geremia” e “Profeta imberbe”) che ornavano il campanile. O ancora la Galleria della cupola del Brunelleschi, con modelli lignei del Quattrocento; la sala che mette a confronto le cantorie di Donatello e Luca Della Robbia; la galleria del secondo piano con i progetti seicenteschi per la nuova facciata, nonché le statue effimere e i dipinti realizzati nel 1589 per le nozze del granduca Ferdinando I con Cristina di Lorena. A questi ambienti se ne alternano altri più familiari con piccoli capolavori di oreficeria e ricamo, come i ventisei realizzati su disegno di Antonio del Pollaiolo. Mentre spetta un posto d’onore a due capolavori assoluti dell’arte rinascimentale e non solo: la “Pietà” fiorentina di Michelangelo, pensata dall’artista come proprio monumento funebre e ancora alonata di misteri non risolti, e l’altrettanto enigmatica “Maddalena” di Donatello, di uno straordinario naturalismo veristico. Conclude il percorso una panoramica terrazza che offre un’inedita e ravvicinata prospettiva sulla cupola di Brunelleschi.

 

Lorena Vallieri

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